Cusago, l'uomo che sussurra ai cavalli: nessuno qui è carne da macello

Nel Milanese. Tra gli animali salvati la sorella di Varenne

Simone Bicocchi con gli animali salvati dal macello

Simone Bicocchi con gli animali salvati dal macello

Cusago, 21 luglio 2017 - La fattoria che salva gli animali. Nell’azienda agricola di Cusago, paese alle porte di Milano con quasi quattromila abitanti, c’è una stalla dotata di ogni comfort. C’è chi ne parla come una “spa” per bestie, dove gli animali vengono salvati da un destino atroce. Il loro “angelo custode” è Simone Bicocchi, un imprenditore che a Buccinasco, Comune vicino, assieme alla moglie ha anche tentato l’approdo in politica con una lista civica. «La mia vera passione, però, è il lavoro, il verde, tutto quello che riguarda la natura», racconta Bicocchi mentre accoglie quattro mucche destinate al macello. Ed è questo che fa: salvare gli animali e preparargli un posticino al riparo all’interno della sua azienda agricola. Non solo mucche, ma anche un toro, sette caprette, una pecora, due oche, un pavone, 34 galline, tre galli, gatti e un cavallo, anzi una cavalla vip. «Si chiama Eracle, è la sorella del più celebre Varenne, il fuoriclasse che ha sbaragliato in tutto il mondo», spiega Bicocchi.

Era il 2006 quando Eracle ha iniziato a tradire le promesse: «Era davvero promettente, l’hanno fatta gareggiare in diverse competizioni. Niente, non era fatta per la corsa. Indomabile», ricorda l’imprenditore. «Conoscevo il veterinario che la seguiva - prosegue - mi ha contattato e mi ha detto: “Se qualcuno non se la prende, pagando, la macelliamo”. Era diventata inutile. Sai quanto costa mantenere un cavallo da corsa che non corre? Cibo, cure, affitti. Una spesa enorme».

Non ha esitato un attimo: ha messo sul piatto mille euro e si è portato a casa la cavalla. «Ha 15 anni, è capobranco - racconta - ora è diventata brava, mentre prima era irrequieta anche perché, probabilmente, la sottoponevano a stress quotidiani per aumentare le prestazioni», spiega Bicocchi, mentre accarezza una pecorella che bruca l’erba fresca. «Lei era un agnellino - racconta - l’ho salvato da un banchetto pasquale». E pensare che degli animali l’imprenditore non se ne fa nulla. Nella sua azienda agricola, la Smpb, coltiva piante ornamentali. Li tiene solo perché «quando sono triste o nervoso, deluso, amareggiato, loro mi rincuorano. Mi danno la felicità, quella vera, con gli occhi mi ringraziano». Ora ha in programma di aprire le porte della sua fattoria ai più piccoli: «Magari con iniziative di pet therapy, o semplicemente per far scoprire ai bambini di città gli animali, raccontandogli la storia positiva che li accompagna». Senza smettere i suoi panni di moderno San Francesco: «Non escludo di salvare altre bestie. Amo gli animali, li voglio accudire e far morire di vecchiaia, dopo avergli dato la vita felice che meritano».

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