Milano, Case bianche di Via Salomone: il Papa non ha fatto il miracolo

Viaggio a quattro mesi dalla visita di Francesco. Tra rifiuti, topi e racket delle cantine

Le case bianche di via Salomone a Milano (Newpress)

Le case bianche di via Salomone a Milano (Newpress)

Milano, 15 luglio 2017 - No, il miracolo non è successo. A quasi quattro mesi dalla visita di Papa Francesco, la vita alle Case bianche di via Salomone trascorre male come sempre. Quei palazzoni popolari sorti alla fine degli anni ’70 continuano ad apparire brutti, anche da lontano. I muri scorticati hanno tramutato il colore originario in un grigio indefinito. L’aspetto estetico dei casermoni, che riuniscono oltre 470 appartamenti Aler, è però solo l’ultimo dei problemi per i suoi abitanti. Dal tetto piovono tegole, ed è solo "fortuna – riferisce un inquilino – se qualcuno non ci è ancora rimasto secco". I cortili sono invasi da rifiuti ingombranti. "Non è colpa nostra, non siamo noi gli incivili – si giustifica un residente –. Il fatto è che non essendoci alcuna recinzione chiunque può arrivare qui, anche di notte, e scaricare mobili, reti, vecchi elettrodomestici". Prolifera una colonia di pantegane. Un signore ci mostra un video dove un topo "grosso come un gatto" afferra un panino e si allontana velocemente. "Abbiamo paura a far giocare i nostri bambini nel porticato, temiamo che vengano morsi", è l’allarme di una madre. Anche le cantine sono off limits: non solo per l’immondizia accumulata, tra carcasse di bici, fili elettrici e vecchi computer. Quindi, da un mesetto, ci vengono a dormire. 

Chi? "Paiono profughi – sussurra una signora – gira voce che paghino pure per vivere in quei tuguri". È la nuova frontiera del racket che già tiene sotto controllo un certo numero di alloggi? Forse. Nel nostro viaggio incontriamo una decina di abusivi. Uno ha il coraggio di parlare: "Ho occupato un appartamento – riferisce un italiano sulla quarantina – mi piacerebbe essere in regola, ma come faccio? Sono disoccupato e ho due figli da mantenere. Però cerco anch’io di dare una mano dov’è possibile: c’era la panchina rotta nello spiazzo e l’ho aggiustata". Regolari e non lamentano in coro "l’assenza di manutenzione degli stabili". Al civico 40, dove risiede la famiglia di Karim Mihoual, da 5 giorni non funziona l’ascensore. Per chi come loro è al secondo piano il disagio è relativo, ma anziani e residenti tra nono e ultimo piano sono di fatto condannati alla reclusione forzata. 

La luce nelle scale manca da qualche settimana, di notte serve la pila. "Ci sono appartamenti dove le stanze sono invase da muffe, a causa delle infiltrazioni, dove piove dentro. Nessuno merita di vivere così", si sfoga una donna. Cerca di combattere il degrado con le piante e i fiori Massimo Cambiane. O forse di esorcizzare il suo tremendo dolore. Ha creato un piccolo giardino nel prato "spelacchiato" di fronte casa. "Questo è un albero di susine. L’ho piantato in ricordo di mia moglie, scomparsa il 16 agosto scorso. Posso essere sincero? Questo è sì un quartiere popolare, ma messo meglio di tanti altri a Milano. Non ci sono conflitti etnici o religiosi. Cerchiamo di sostenerci a vicenda. Lo vede il parco di fronte? – e punta il dito verso il Guido Galli – può venire a camminarci da sola di notte. C’è sempre qualcuno affacciato alla finestra. Se uno sbandato la minacciasse, scenderemmo in massa".

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