Milano, i cartelloni si mangiano lo smog: quando la pubblicità è 'pulita'

Tessuto prodotto dalla startup pavese Anemotech nelle piazze italiane

Gianmarco Cammi

Gianmarco Cammi

Milano, 1 marzo 2017 - Il primo è comparso a Milano qualche giorno fa. «Questa pubblicità non vende auto. Ne fa sparire 409.704 in un anno» ripete agli automobilisti che gli passano davanti il grande cartellone affisso sul palazzo delle Generali, in viale della Liberazione. Lo spazio è della concessionaria di pubblicità Urban Vision; la tecnologia è di Anemotech, startup di Pavia che a maggio 2016 ha presentato the Breath, un tessuto in grado di catturare e trattenere le particelle inquinanti. L’operazione milanese è il primo passo di un piano industriale ben preciso. Anemotech ha stipulato un contratto di esclusiva con Urban Vision, valido per le piazze italiana e inglese e con diritti di opzione su altri mercati in Europa. Per la startup pavese l’intesa con i pubblicitari è lo strumento per misurare su larga scala gli effetti del prodotto: «Noi abbiamo capito che ci servivano superfici e loro le avevano», spiega Gianmarco Cammi, consigliere delegato della società. L’Europa è un punto di partenza: Cammi guarda agli Usa e anche all’Asia come futura ribalta della tecnologia made in Pavia. La startup nel frattempo si sta rifinanziando, perché vuole aumentare le performance e la capacità di cattura dello smog. «Abbiamo ottenuto un prestito da Banca Intesa – spiega Cammi – e bussano alle nostre porte fondi stranieri»

«Entro il 2018 tutti i nostri impianti saranno attrezzati con The Breath», annuncia Fabio Mazzoni, amministratore delegato del gruppo Urban Vision. La società ha un piano quinquennale per allargare la sua presenza all’estero. «Dopo Gran Bretagna e Spagna – aggiunge il manager – nei prossimi anni raggiungeremo Francia, Germania e Russia». Con The Breath nella valigetta. Il brevetto ha già conquistato i piani alti di Tfl, la società di trasporto pubblico di Londra e Urban Vision ha protocollato le richieste per vestire con il tessuto made in Pavia l’iconico Trocadero della capitale inglese e il Criterion Building, affacciato su Piccadilly Circus, l’ombelico della città. «Stiamo presentando la proposta alle aziende – prosegue Mazzoni – Il costo del materiale è più alto, ma l’aumento dei prezzi sarà inferiore al 10%. L’investimento complessivo del quinquennio è di 2 milioni di euro». Gianluca De Marchi, presidente di Urban Vision, conferma che ci sono già «due clienti del settore high-tech interessati». La società ha anche partecipato alla gara per la comunicazione sui cantieri della metropolitana 4 di Milano. Urban Vision è inoltre pronta a fare un passo in avanti: «Siamo interessati a comprare il brevetto – conferma De Marchi – Lo riteniamo un investimento». A Milano i 31.400 metri quadri di Urban Vision potrebbero assorbire lo smog di 13,9 milioni di auto in un anno.

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