Stilista impiccata in piazza Napoli, avvocato famiglia chiede nuove indagini su 'bondage'

La famiglia di Carlotta Benusiglio si oppone all’archiviazione dell’inchiesta sulla morte della giovane stilista milanese trovata impiccata con una sciarpa

Carlotta Benusiglio (foto da Facebook Ansa)

Carlotta Benusiglio (foto da Facebook Ansa)

Milano, 25 ottobre 2016 - La famiglia di Carlotta Benusiglio si oppone all’archiviazione dell’inchiesta sulla morte della giovane stilista milanese trovata impiccata con una sciarpa e chiede a un giudice di effettuare nuove indagini. Tra le ipotesi non considerate dalla Procura, secondo il legale di parte civile Gian Luigi Tizzoni, quella dell’omicidio colposo a carico del fidanzato in seguito a un “gioco pericoloso qual e’ il bondage praticato dalla coppia”.

Nei giorni scorsi i pm Alberto Nobili e Antonio Cristillo avevano chiesto di archiviare l’indagine aperta dopo la morte della ragazza, il 31 maggio scorso, con l’ipotesi di reato di ‘istigazione al suicidio’ a carico di ignoti. Per i pm indagini e consulenze tecniche dimostrerebbero che la giovane volle togliersi la vita. Il compagno di Carlotta, con la quale aveva una relazione burrascosa tanto che la stilista fece una denuncia per maltrattamenti, non e’ mai stato indagato ed e’ stato sentito due volte come testimone.

Ora, attraverso il proprio legale, la famiglia chiede al gip Alfonsa Ferraro di fissare un’udienza (la data non e’ ancora nota) in cui discutere dell’opportunità di riaprire le indagini. Secondo Tizzoni, il pm avrebbe “sistematicamente sottovalutato le incongruenze e omissioni” nelle deposizioni del fidanzato. “Dal contenuto della richiesta di archiviazione - scrive il legale - si ha la sensazione che il pm sia stato da subito orientato ad escludere qualsivoglia responsabilita’” dell’uomo legato a Carlotta che venne trovata impiccata a un albero di piazza Napoli intorno alle quattro del mattino. “Con riferimento all’albero - osserva Tizzoni - si nota che il ramo, al quale e’ stata avvolta la sciarpa, si trova a un’altezza di circa 2.40 metri dal terreno e quindi tale da non rendere agevole il lancio della stessa, per di piu’ da una persona che, come risulta dagli atti, risultava in stato di ubriachezza, tale da comprometterne, seppur parzialmente, la deambulazione e coordinazione motoria”.

Non puo’ escludersi che la morte possa essersi verificata “come conseguenza di un gioco sessuale (bondage), che si realizza attraverso la costrizione fisica indotta da lacci o corde”. A favore di questa ipotesi, Tizzoni cita l’ammissione da parte del fidanzato di avere praticato questa attivita’ con Carlotta. Il legale chiede di svolgere nuovi accertamenti sul corpo della vittima, rilievi biologici e genetici per individuare tracce organiche sulla sciarpa, l’esame dei filmati registrati dalle telecamere pubbliche della piazza e l’analisi dei tabulati telefonici. Vi è la richiesta al gip di proseguire le indagini svolgendo una "riproduzione dinamica" delle modalità "esecutive dell'impiccagione" e un "esperimento giudiziale" sui "tempi di percorrenza" necessari all'uomo per "effettuare gli spostamenti" che ha messo a verbale.

Inoltre, sostiene che la morte di Carlotta vada correlata coi maltrattamenti ai danni della disegnatrice di abiti. Le ipotesi da valutare, si legge nel documento di opposizione all’archiviazione lungo una cinquantina di pagine, sono l’omicidio colposo legato al bondage e l’omissione di soccorso perche’ il fidanzato avrebbe abbandonato la compagna “in evidente stato di ebbrezza, sicuramente spossata e provata dalle discussioni avute”.

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