Piscina, accesso vietato al campione paralimpico: "Impossibile raggiungere la tribuna"

Ferdinando Acerbi ha accompagnato la figlia a una gara

Ferdinando Acerbi

Ferdinando Acerbi

Milano, 5 febbraio 2018 - Avrebbe voluto semplicemente assistere alla gara di nuoto sincronizzato della figlia di 9 anni come tutti i papà e le mamme, dalle tribune. Ma il suo desiderio si è scontrato contro una scalinata da affontare per raggiungere gli spalti. Impossibile, per lui, disabile, sulla carrozzina. «Alla fine sono stato aiutato da altri due genitori che mi hanno portato su a forza di braccia. Ma com’è possibile che nel 2018 degli impianti sportivi siano in queste condizioni, senza accessibilità per il pubblico disabile? E questo non è il solo problema che ho riscontrato...». È la denuncia di Ferdinando Acerbi, 52 anni, che ieri mattina ha accompagnato la figlioletta al Centro sportivo comunale Saini di via Corelli dove si è disputata la gara. Non un papà qualsiasi. Commissario tecnico della Federazione italiana sport equestri - Settore paralimpico, due anni fa ha rappresentato l’Italia nella disciplina del paradressage alle Paralimpiadi di Rio. Un campione di equitazione con la passione per il mare, Acerbi, diventato disabile per un gesto eroico: nel 2004, quando era istruttore subacqueo a Sharm-el-Sheik, dopo aver salvato un uomo rimasto intrappolato sul fondo del mare è stato colpito da un’embolia gassosa che ha cambiato la sua vita per sempre. Ma le gambe fuori uso non lo hanno fermato, anzi. E ora sarebbe riduttivo dire che di sport e disabilità se ne intende.

È con umiltà che espone il suo caso, sottolineando che «il problema non riguarda solo me ma tutti i disabili. Non solo: tante famiglie hanno figli piccoli, dentro passeggini o carrozzelle. E non dimentichiamo i nonni che magari hanno difficoltà a camminare. L’accessibilità deve essere un diritto per tutti». Ieri mattina Acerbi, da Brescia, dove vive, si è diretto alla volta di Milano con la famiglia. Direzione Centro sportivo Saini di via Corelli in zona Forlanini. La gara della figlia si è svolta nella struttura della “vasca tuffi”. «Qui, per accedere alla tribuna riservata al pubblico, che è in posizione sopraelevata, occorre affrontare due rampe di scale esterne. Ma io mi muovo con la carrozzina e non ci sono scivoli né ascensori... Senza un aiuto avrei potuto raggiungere soltanto la cabina dei giudici. Ma, a parte che questa possibilità non mi è stata offerta, non sarebbe stato giusto stare a contatto coi giudici visto che mia figlia avrebbe gareggiato». Problema risolto «solo perché altri due genitori mi hanno aiutato. E se altri fossero stati nelle mie stesse condizioni?».

Ma l'odissea per raggiungere la tribuna è stato solo l’inizio. «Ho trovato un ambiente inadatto e sovraffollato, in cui i posti non bastavano per tutti. A gareggiare c’erano quasi 70 ragazzine: lo spazio sugli spalti non era sufficiente neppure per la metà del pubblico presente, tutto accalcato. Molti parenti sono rimasti fuori. E poi sul posto non ho visto nessuna ambulanza, ma solo un medico». Tornando ai disagi per i disabili: «L’unico bagno accanto alle tribune non è accessibile alle persone in carrozzina. Questa non passa neppure dalla porta...». Così il campione ha deciso di raccontare questa storia al Giorno, nella speranza che le cose possano cambiare in meglio. «Se un impianto non rispetta tutti i requisiti necessari – aggiunge – non dovrebbe neppure essere utilizzato come sede di gara. Non è giusto che chi ha una passione venga frenato. Lo sport non è solo la gara o l’allenamento: è anche un momento di unione, per una famiglia e per tante famiglie. Ieri non è stato possibile godere di questo momento». Interpellato sul caso, il Comune fa sapere che «il responsabile dell’impianto si è interessato personalmente del caso del signor Acerbi, fornendo un aiuto per far sì che avesse accesso agli spalti. E nel centro sportivo c’è un bagno accessibile ai disabili». Quanto al futuro, «si sta sviluppando col Coni un progetto per creare al Saini un centro di preparazione per gli atleti olimpionici: tutto ciò che oggi non è accessibile ai disabili lo diventerà». In generale «tutti gli impianti gestiti da MilanoSport (e dunque anche il Saini, ndr) sono utilizzabili dagli atleti disabili. Lo saranno anche nelle porzioni riservate agli spettatori, man mano che le strutture verranno riqualificate».

Nel frattempo si stanno portando avanti diversi progetti su impulso del comitato ad hoc di cui fa parte Lisa Noja, delegata del sindaco alle Politiche per l’accessibilità, col supporto di un architetto specializzato in accessibilità universale: «Al centro sportivo Cambini Fossati sono stati realizzati nuovi spogliatoi e bagni e pure un corridoio “amico” degli ipovedenti, tinteggiato con colori accesi. E sono in via di realizzazione dei percorsi tattili. Interventi per favorire l’accessibilità pure nel centro Zero Gravity e al Palalido».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro