Brega Massone, niente ergastolo al primario: "La giustizia umilia gli umili"

La rabbia dei parenti delle vittime

Pier Paolo Brega Massone durante una fase del processo a Milano

Pier Paolo Brega Massone durante una fase del processo a Milano

Milano, 24 giugno 2017 - «Non bisogna credere a quello che sostiene Brega Massone. In aula ha sempre detto di aver agito in scienza e coscienza. Forse di scienza ne aveva troppa e di coscienza troppo poca». È arrabbiatissima e dispiaciuta Giovanna Aiola, mamma di una delle pazienti dell’ex primario di chirurgia toracica dell’ex Clinica Santa Rita, che sottoponeva chi passava dal suo reparto a operazioni dannose e inutili solo per fare incassare alla struttura sanitaria privata in cui lavorava i rimborsi del Servizio sanitario. «Mia figlia fortunatamente è viva – racconta la signora con la voce rotta dall’emozione – anche se ci ha messo anni a riprendersi. Quando la Cassazione dice che un macellaio come Brega Massone non merita l’ergastolo viene da pensare che la giustizia non tuteli più le persone umili».

Gli anni non hanno cancellato nemmeno il dolore dei figli di Antonio Schiavo, 85 anni, una delle persone che dopo essere entrata in sala operatoria alla clinica Santa Rita non si è più svegliata. Preferiscono però restare in silenzio e prepararsi, in attesa di affrontare nuovamente in aula l’ex primario che con le sue operazioni inutili o dannose ha portato alla morte loro padre. La decisione della Cassazione di annullare con rinvio la condanna all’ergastolo inflitta al chirurgo il 21 dicembre 2015 li ha lasciati basiti. Adesso per il medico si aprirà un nuovo processo davanti alla Corte d’Assise e d’Appello di Milano. La ragione? La tesi dell’accusa, accolta dai giudici milanesi, aveva portato a una condanna del medico per omicidio volontario per «dolo eventuale». Brega Massone, per il Tribunale di Milano, quando sottoponeva i suoi pazienti a operazioni dolorose e inutili aveva accettato «cinicamente» e consapevolmente il rischio che, viste le loro condizioni di salute, potessero non sopravvivere.

Tesi che la Cassazione non ha accolto, ritenendo invece che da parte del chirurgo non ci fosse il «dolo omicidiario». A quasi 10 anni di distanza dall’arresto di Brega Massone, finito in carcere nel 2008, dunque, si torna in aula. «I figli sono estremamente dispiaciuti – ha detto il legale dei familiari di Schiavo, Antonio Giannotta - . Aspettiamo di leggere le motivazioni e poi ci daremo da fare in vista del nuovo processo che si aprirà davanti alla Corte d’Assise e d’Appello di Milano».

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