Ammazzato a otto anni dal padre, l’Italia sotto accusa in Europa

Milano, accoltellato durante l’incontro protetto. Assistenti sociali assolte

La vittima Federico Barakat

La vittima Federico Barakat

San Donato (Milano), 24 novembre 2017 - L’Europa riapre il caso giudiziario di Federico Barakat, il bambino sandonatese ucciso nel 2009 dal padre durante un incontro protetto all’interno dell’Asl. Un’aggressione in corridoio, otto pugnalate inferte al bambino con un coltello da cucina e poi il suicidio del padre con un colpo di pistola alla tempia. La Corte di Giustizia europea ha deciso di chiamare l’Italia alla sbarra, il Governo dovrà rispondere a quattro quesiti chiave che serviranno a riesaminare il caso.

A chiedere aiuto ai giudici di Strasburgo è stata la mamma di Federico, che aveva 8 anni, Antonella Penati, decisa a capovolgere il verdetto dei tribunali italiani. I tre imputati del processo – la dirigente dei servizi sociali del Comune, l’educatore e l’assistente sociale che quel giorno avevano preso in carico il bambino – sono stati assolti in Cassazione sulla base di un provvedimento del Tribunale dei minori che, di fatto, prevedeva l’affidamento del bambino ai servizi sociali solo per finalità educative e non per motivi di tutela. Quattro nodi focali su cui si incentrerà il dibattimento in aula. «Il quesito più stringente, che crediamo possa mettere in difficoltà il Governo riguarda le indagini – spiega l’avvocato Federico Sinicato, che insieme a Bruno Nascimbeni sta seguendo il caso -, i giudici di Strasburgo chiedono se il Governo ritenga che siano state eseguite in modo corretto, senza criticità». Le altre domande sono più generiche, ma serviranno a inquadrare il caso. «L’Italia dovrà spiegare se il diritto alla vita di Federico sia stato rispettato, in base all’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani – continua l’avvocato Sinicato – e, se durante l’ultimo incontro di Federico con il padre, sia stato fatto tutto il possibile per ovviare al pericolo». La quarta richiesta riguarda l’eventuale disponibilità dell’Italia ad accordare un risarcimento alla famiglia. Il Governo dovrà rispondere entro il 6 marzo, poi i legali della famiglia Penati avranno sei settimane per formulare le contro deduzioni. A quel punto, la Corte europea fisserà la data della prima udienza.

«La corte di Strasburgo – esulta la mamma del piccolo, Antonella Penati - mi ha ridato la speranza che finalmente Federico potrà avere giustizia. È importante per me, per mio figlio, ma soprattutto sarà decisivo per tutti i bambini italiani: spero che il caso di Federico spinga il Governo a proteggere tutti i piccoli fragili e che vivono situazioni di difficoltà». Una violenza eclatante. «Mio figlio è l’unico caso in occidente di un bambino ucciso in ambito protetto – continua la mamma-, perché le denunce di violenza e abusi che Federico e io abbiamo subito dal padre non sono mai state ascoltate. L’esito del processo è stata un’ingiustizia: gli imputati sono stati tutti assolti. I servizi sociali non hanno mai chiesto scusa e quelle persone sono lì».

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