Luca ha sei anni e ora vive in Egitto: finti genitori per farlo viaggiare in aereo

Nato da mamma italiana, il papà ha organizzato la fuga

Il bambino italo-egiziano è stato portato via dal padre con la complicità di due conoscenti con documenti falsi partendo dall’aeroporto Malpensa

Il bambino italo-egiziano è stato portato via dal padre con la complicità di due conoscenti con documenti falsi partendo dall’aeroporto Malpensa

Milano, 20 ottobre 2017 - Il piccolo Luca ha già sei anni e mezzo e forse va a scuola. Ma vive in Egitto con papà e i nonni, la mamma italiana non la vede da più di due anni. Da quando il padre lo fece espatriare con documenti falsi spacciandolo per il figlio di una coppia di amici in partenza da Malpensa, mentre anche lui saliva da solo sullo stesso aereo. E a poco è servito, da allora, il procedimento penale aperto con l’accusa di sequestro di persona, quello per favoreggiamento nei confronti dei falsi genitori, il processo e le disperate richieste di aiuto e di intervento inviate da un’altra coppia, quella che aveva il bimbo in affido, indirizzate a vari ministeri e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ce ne sono sempre di più, di storie come quelle di Luca (il nome è di fantasia). La sua comincia quando il suo futuro papà, l’egiziano A. E. K., si innamora di una ragazza italiana. Coppia giovane e non sposata, con problemi economici e di gestione del figlioletto, che nel frattempo è venuto al mondo nel febbraio del 2011. Intervengono i servizi sociali, il bimbo viene affidato al comune di Desio (dove mamma e papà risiedono) che lo colloca temporaneamente in una famiglia italiana quando il bimbo ha appena un anno e mezzo. Ali ha lavoretti precari, problemi economici e di rapporto con la compagna: del suo bambino si occupa poco, solo qualche incontro sporadico mediato dai servizi sociali.

Finché un pomeriggio, ottenuta la possibilità di passare con il piccolo un po’ di tempo da solo, torna in Egitto insieme a lui dopo aver organizzato tutto. C’è una foto ricavata dalle telecamere della sicurezza in aeroporto, agli atti del processo, che fissa l’ultima immagine del piccolo Luca in braccio ai finti genitori. Da allora più nessuno l’ha visto. Non la mamma naturale, non la coppia che l’aveva cresciuto per oltre due anni. «Improvvisamente - denunciano nelle loro lettere - dopo quasi tre anni il piccolo veniva strappato alla sua quotidianità, alle sue certezze, catapultato dall’altra parte del mondo in una realtà sconosciuta, con l’impossibilità di comunicare in una lingua sconosciuta».

La giustizia dei tribunali nei confronti di E.K. sta facendo il suo corso, sia pur lentamente. Tra le eccezioni della difesa, al processo, quella sul fatto che l’egiziano è irreperibile: potrebbe non sapere del processo a suo carico. In realtà c’è la prova che l’uomo ha incontrato i genitori collocatari in Egitto, ponendo precise condizioni e chiedendo garanzie per un suo eventuale rientro insieme al figlio. Il processo va avanti con fatica, davanti al tribunale monzese. Un altro non si è invece ancora aperto a Busto Arsizio nei confronti della coppia che l’ha aiutato, ancora non identificata. Il piccolo Luca, intanto, cresce in Egitto.

mario.consani@ilgiorno.net

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