Aurora lasciata morire di fame e sete: i racconti choc dei testimoni

La relazione dei medici legali al processo a carico dei genitori: "Si è spenta come una fiammella"

Via Severoli, bambina di 9 mesi morta in casa

Via Severoli, bambina di 9 mesi morta in casa

Milano, 8 giugno 2016 - I due medici legali, Gaetano Bulfamante e Giulio Giovanetti, hanno deposto nel processo milanese a carico di Marco Falchi e Olivia Beatrice Grazioli, i genitori di Aurora, la bimba deceduta in casa a 9 mesi nella notte tra il 26 e il 27 febbraio dello scorso anno, per maltrattamenti in famiglia aggravati: "Biologicamente la bimba era in uno stato di sofferenza totale ed assoluta, ha perso peso per denutrizione ed è passata dal 90, quando è nata, all'uno per cento fino a spegnersi come una fiammella". 

Dalle testimonianze rese stamani, davanti alla prima Corte d'Assise (presieduta da Ilio Mannucci), da agenti e medici intervenuti sul posto e dai due esperti che hanno eseguito l'autopsia sul cadavere della piccola, sono emersi una serie di racconti choc. "Rivedo come in una fotografia gli occhi e le guance infossate della bimba", ha spiegato, rispondendo alle domande del pm Cristian Barilli, Stefano Manera, medico del 118 che arrivò per primo nella casa della coppia quella sera. Il teste ha raccontato anche, così come altri testimoni, che "la casa era infestata da insetti e scarafaggi", mentre un poliziotto ha precisato che nell'abitazione c'era anche "un forte odore di escrementi". Dall'inchiesta, così come dalle deposizioni di oggi, è venuto a galla che la bimba riceveva un nutrimento insufficiente, viveva in condizioni igieniche precarie ed è deceduta per un arresto cardiocircolatorio provocato da "grave disidratazione" e "iponutrizione cronica e acuta".

Un poliziotto, testimoniando, ha spiegato che il padre di Aurora, mentre "la bimba già morta era distesa sul tavolo", continuava "a ripetere 'non è colpa nostra' e non voleva che sua moglie, molto scossa, venisse accompagnata in ospedale". Il medico del 118, dal canto suo, ha raccontato che la coppia "mi disse che l'avevano portata da un pediatra, ma non avevano a disposizione la documentazione da mostrarmi". Labimba a 9 mesi pesava soltanto 6,5 kg e di fianco a lei, mentre era distesa sul tavolo, "c'era un posacenere pieno di sigarette". Un altro medico legale, che intervenne quella sera allertato dal pm di turno, ha descritto la casa come "un luogo dove non era possibile che avesse vissuto una bambina di 9 mesi: non c'era un fasciatoio o un seggiolone". E, come ha spiegato un altro agente, "non c'erano alimenti per neonati, ma soltanto un pacco di biscotti, mentre gli scarafaggi erano arrivati anche nel frigorifero".

Oltre ai due medici legali che hanno eseguito l'autopsia, i quali hanno parlato anche dello "schiacciamento di un lato del cranio" e dei "piedi distorti" della piccola costretta a rimanere sempre nella stessa posizione, è stato ascoltato come teste anche un medico dell'ospedale San Carlo, in un primo tempo indagato per omesso referto nell'inchiesta e la cui posizione poi è stata archiviata. Il medico, che visitò la bimba una ventina di giorni prima della morte, ha spiegato che, a suo dire, "era un pò minuta ma reattiva". Oggi, intanto, la difesa di Marco Falchi ha chiesto ai giudici di acquisire documentazione medica per dimostrare che l'uomo ha riportato danni psichici al momento della nascita. Il pm si è opposto facendo notare che "si tratta di certificati del 1975 non pertinenti con i fatti del processo". Nel pomeriggio verranno ascoltati altri testi e la prossima udienza è fissata per il 13 luglio.

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