Pistole, fucili e la fabbrica della coca: il feudo dei Papalia non è crollato

Milano, otto arresti. La Dda: "Legami con i clan della ’ndrangheta"

Un fucile a canne mozze sequestrato al gruppo criminale

Un fucile a canne mozze sequestrato al gruppo criminale

Milano, 24 gennaio 2018 - Scambi di droga, indicata nelle conversazioni come ‘macchine’ o ‘pratiche’, negli uffici di una concessionaria automobilistica di Assago, alle porte di Milano. Un arsenale nascosto in una cantina a Cesano Boscone. La Guardia di finanza ha smantellato un’organizzazione che, secondo le accuse, trafficava cocaina proveniente dal Sudamerica e destinata alle piazze lombarde.

Otto uomini - alcuni considerati «contigui» al clan calabrese Barbaro-Papalia - sono stati arrestati con le accuse di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti. Nell’ordinanza del gip di Milano Alfonsa Ferraro vengono ricostruiti i legami di parentela di alcuni degli indagati, quasi tutti già noti alle forze dell’ordine, con «personaggi di spicco della ‘ndrangheta».In particolare Antonio Barbaro, 36 anni, è «parente per parte della nonna materna con Rosario Barbaro, reggente della famiglia Rosi, e cognato di Giuseppe Barbaro della famiglia della ‘manu armata’». Nel suo albero genealogico anche la parentela con Francesco Barbaro, classe 1927, alias ‘Cicciu u castanu’, «reggente della famiglia Barbaro-Castanu e ritenuto personaggio verticistico della ‘ndrangheta». Cosche calabresi che si sono radicate al Nord, in particolare nell’hinterland milanese.

Le indagini coordinate dal nuovo capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, subentrata a Ilda Boccassini, sono partite da due atti intimidatori, il 30 marzo e l’1 aprile 2013, ai danni di un bar a Corsico gestito da uno degli arrestati, Graziano Barbaro. Alcuni colpi erano stati sparati contro la saracinesca. Gli autori sono rimasti ignoti, ma gli accertamenti hanno consentito di portare alla luce l’organizzazione di trafficanti, ricostruire ruoli e scovare l’arsenale. Nella cantina del padre di uno degli indagati, in via Amerigo Vespucci a Cesano Boscone, sono stati trovati sette fucili e due pistole. Armi rubate a privati o con la matricola abrasa per renderle irriconoscibili. Attraverso le intercettazioni le Fiamme gialle hanno ricostruito una serie di cessioni di cocaina per un totale di circa otto chili, localizzando e arrestando in Spagna un latitante al quale il gruppo «forniva supporto e sostegno logistico».

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