San Paolo, tre aggressioni in tre giorni Cinque sanitari curati dai colleghi in Ps

L’allarme del NurSind. L’ospedale chiede rinforzi alla polizia

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di GIULIA BONEZZI

– MILANO –

PAZIENTI e parenti esagitati rappresentano un problema non da ieri per chi lavora nei pronto soccorso della città, dal centralissimo Policlinico alle periferie del Sacco e del Niguarda. Ma al pronto soccorso del San Paolo, altro ospedale di periferia popolosa e irrequieta, il secondo weekend di luglio è stato da tregenda: tre aggressioni in tre giorni, con cinque tra infermieri e Oss costretti a farsi medicare dai colleghi dopo averle prese dall’utenza.

UN TRIPLETE denunciato dal sindacato infermieristico NurSind, che monitora questi episodi con sondaggi nazionali: nel 2017 ha già contato 1.163 aggressioni negli ospedali italiani, a fronte di 1.999 registrate nell’intero 2016. «E queste sono solo quelle note» sottolinea Rosario Pagana, segretario territoriale a Milano, illustrando l’ultimo «bollettino di guerra» arrivato dal San Paolo. Cinque operatori, comprese alcune infermiere, refertati dai colleghi del pronto soccorso in codice giallo o verde per traumi vari: escoriazioni, contusioni agli arti superiori, contusioni cervicali, traumi addominali. Tutti tra l’8 e il 10 di luglio. Si comincia nel tardo pomeriggio di sabato 8: un infermiere aggredito dal parente di una paziente, ha rimediato una contusione. Poche ore dopo, nella prima mattina di domenica 9, l’episodio più pesante in termini di conseguenze fisiche: tre donne, tra infermiere e Oss, medicate perché colpite da un paziente anziano, già in regime di ricovero, in Ps per un trattamento. Ma qui, precisano dall’Azienda socio-sanitaria territoriale, non si è trattato di un’aggressione quanto delle conseguenze di una procedura di contenzione decisa su un paziente neurologico molto agitato, per evitare che si facesse male da solo. E durante un altro tentativo di contenzione s’è fatto male a una mano, la mattina di lunedì 10, l’ultimo infermiere; ma in questo caso il malato era agitato perché aveva fatto abuso di alcol.

«LA SITUAZIONE all’interno di pronto soccorso e reparti è esplosiva, la professione d’infermiere è diventata rischiosa per la propria incolumità», ragiona Pagana, ricordando che comunque il San Paolo, diversamente da altri ospedali a Milano, ha un servizio di vigilanza interno con due guardie giurate 24 ore su 24, e che già settimane fa, prima del weekend caldo d’inizio luglio, «vista la gravità della situazione e l’inasprirsi del numero delle aggressioni» l’Asst dei Santi aveva promesso di attivarsi con la Questura per avere più agenti nel posto di polizia dell’ospedale. L’azienda conferma che presto ci sarà un incontro. Ben sapendo che i presidi della polizia negli ospedali, la cui copertura dipende dall’organico dei commissariati, non hanno funzioni di sicurezza od ordine pubblico quanto amministrative. Ma la presenza di divise è considerata comunque un deterrente, almeno per quella categoria di esagitati che si sfoga su un’infermiera, ma resta abbastanza padrona di sé da non farlo davanti a un poliziotto.

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