Milano, 30 giugno 2014 - Il territorio milanese, negli ultimi mesi, non ha accolto solo profughi siriani. Da metà maggio, infatti, sono stati 2.343 gli eritrei che hanno trovato un posto letto e assistenza nei ricoveri del Comune e del Terzo Settore. Una nuova emergenza umanitaria che sta impegnando ulteriormente e senza sosta operatori e volontari.

I profughi eritrei, per lo più giovani adulti, più imprevedibili negli spostamenti e difficili da intercettare rispetto alla famiglie siriane, dalla metà di maggio hanno iniziato a stazionare nella zona di Porta Venezia a ridosso del quartiere eritreo e lì sono stati avvicinati dagli operatori del Comune con l’offerta di un posto letto e assistenza nelle strutture di accoglienza. Le operazioni sono state coordinate dal centro Aiuto Stazione Centrale di via Ferrante Aporti che gestisce la sistemazione dei senzatetto.

Per provvedere alla sistemazione dei profughi ed evitare il bivacco nel quartiere, gli operatori hanno prolungato l’orario di apertura del Centro Aiuto sino alle 22.30, due ore e mezza in più rispetto all’orario usuale, e la Polizia locale è presente tutte le sere da un paio di settimane nel quartiere. Nonostante gli sforzi risulta tuttavia difficile la collocazione di decine di loro, spesso diffidenti e restii a passare la notte chiusi in una struttura. Nessuno di loro, come nel caso dei cittadini siriani, ha fatto richiesta di asilo o vuole restare nel nostro Paese. Trascorsi cinque o sei giorni al massimo anche i cittadini eritrei lasciano spontaneamente le strutture per tentare la prosecuzione del viaggio verso altri paesi d’Europa.

"Dopo l’accoglienza dei cittadini siriani - spiegano gli assessori Pierfrancesco Majorino (Poltiche sociali e Cultura della Salute) e Marco Granelli (Sicurezza e Protezione civile) si è aperta per il Comune di Milano una nuova emergenza che coinvolge i profughi di nazionalità eritrea e i residenti del quartiere di Porta Venezia che hanno dovuto affrontare una difficile convivenza con centinaia di loro giunti a Milano con flussi imprevedibili e difficili da intercettare".

"Anche ai profughi eritrei abbiamo trovato un ricovero nelle strutture che ogni notte ne ospitano circa 200 - proseguono -. Uno sforzo immane che il Comune, insieme con Caritas e Terzo Settore, sta portando avanti da mesi da sola, senza che vi sia un piano di accoglienza a livello nazionale. Milano, come altri Comuni d’Italia, sta affrontando un’ondata di persone mai vista prima, uomini, donne e bambini che continuano a transitare dalla Penisola, senza alcun coordinamento nazionale, diretti verso i Paesi dell’Europa. Un esodo senza fine che certamente non calerà nelle prossime settimane”.