Milano, 30 giugno 2014 - Nuovo ridimensionamento in vista per l’Expo di Milano. Dal 2008 ad oggi il budget degli investimenti pubblici promesso agli organizzatori dell’evento del 2015 è stato rivisto al ribasso due volte: dai 2,1 miliardi di euro messi a bilancio appena vinta la sfida con Smirne si è scesi a 1,7 e, infine, a 1,3 miliardi. Stavolta, però, il problema non sono i fondi. Ma, piuttosto, i tempi. Stretti, anzi strettissimi.

Al primo maggio del 2015 mancano, infatti, solo 305 giorni. Ed è proprio per questo che la società di gestione dell’evento si è ormai decisa per il ridimensionamento sia del Padiglione Zero sia dell’Expo Centre, due delle strutture che dovranno qualificare il sito di Rho. Meglio andare con ordine. Affidato alla supervisione di Davide Rampello e progettato da Michele De Lucchi, il Padiglione Zero è lo spazio che dovrà fare da anticamera al sito espositivo. E non solo per una questione geografica: lo si troverà, infatti, accanto all’ingresso ovest dell’area di Rho, quello dal quale, secondo le stime, transiterà il 70% dei visitatori. Ma anche per una scelta artistica: vi sarà esposta la storia dell’alimentazione, in totale sintonia col tema dell’Expo milanese, “Nutrire il pianeta, energia per la vita“.

Secondo il progetto originale dovrà estendersi per 10mila metri quadrati e presentarsi come una serie armonica di coni di legno. Costo dell’opera: 9,8 milioni di euro. L’Expo Centre sarà, invece, un centro per congressi, ricevimenti ed eventi al coperto. Un’impresa, questa, da 13,7 milioni di euro per una costruzione che occuperà 129mila metri cubi. Entrambi i progetti, come anticipato, sono però destinati a rimpicciolirsi. Sia nella metratura che nella qualità degli arredi e dei contenuti. Un piano per tener fede ai progetti originari era stato individuato: affidare la realizzazione di entrambe le opere alla Fiera di Milano senza passare da una gara, tramite affidamento diretto.

Peccato, però, che questa possibilità non sia stata presa in considerazione in quel decreto a lungo atteso ed infine emanato dal Governo solo 4 giorni fa: la gara s’ha da fare. Da qui il piano B: sfrondare i progetti, semplificarli in modo da accelerarne la realizzazione. L’avvio dei lavori era infatti previsto entro la fine del mese in corso. L’altra priorità, ora, è sveltire la costruzione dei padiglioni da parte di quei Paesi che hanno deciso di far da sé senza appoggiarsi ad «Expo 2015 Spa»: 56 in tutto, un record senza precedenti nella storia delle Esposizioni Universali.

Le squadre di Cile e Azerbaijan sono già al lavoro. Ad oggi lo stato di avanzamento dei cantieri sul sito resta critico, complice il maltempo: la rimozione delle interferenze è completata per l’87%, la realizzazione delle reti e degli impianti necessari ai padiglioni è finita solo per metà (55%), più indietro la ristrutturazione di Cascina Triulza (18%) e delle due passerelle Expo-Fiera (13%) e Expo-Cascina Merlata (2%). C’è da correre. Non una novità.