Motta Visconti, 16 giugno 2014 -  "Voglio il massimo della pena". Lo ha dichiarato Carlo Lissi, stanotte, dopo un momento di raccoglimento subito dopo aver confessato di aver ucciso la moglie e i due figli piccoli a colpi di coltello nella loro villetta di via Ungaretti 20 a Motta Visconti. Una confessione non spontanea, ma indotta: i carabinieri spiegano che "gli elementi erano tali e tanti da portare in quella direzione". Messo di fronte alle incongruenze del suo racconto, Lissi quindi "è crollato".

LA PASSIONE PER UNA COLLEGA - E' agghiacciante la dinamica del triplice omicidio. Malgrado avesse inscenato una rapina nel tentativo di sviare le indagini, l'uomo è stato ripetutamente interrogato dai carabinieri della Compagnia di Abbiate Grasso che quando gli hanno contestato la presenza nella sua vita di un'altra donna lo hanno fatto crollare. Il 31enne, quindi, avrebbe confessato l'amore per una collega di lavoro, che però non era corrisposto. Lissi avrebbe fatto delle avancese, anche esplicite, alla donna che non aveva dimostrato alcun interesse. La collega ha confermato tutto agli investigatori. Secondo il generale Maurizio Stefanizzi, comandante provinciale dei carabinieri, "quel che si può pensare è che nella sua testa con questi omicidi e questa messinscena si potesse liberare dai vincoli familiari con la moglie e con figli e avrebbe potuto ritornare a essere solo e dedicare la sua vita ad altre persone. Questa forse è stata la sua visione delle cose".

UN MOMENTO DI INTIMITA' PRIMA DI UCCIDERE - Secondo quanto riferito dai carabinieri del Comando provinciale di Milano, intorno alle 23 di sabato 14, Lissi e la moglie erano in salotto a guardare la televisione e dopo aver avuto un momento di intimità il 31enne (in mutande) è andato in cucina e ha afferrato un coltellaccio dal tagliere. È tornato dalla moglie ancora seduta e intenta a vedere la televisione e l'ha colpita al collo, alla schiena e all'addome: Cristina Omes si è messa a urlare, gli ha gridato: "Perché?" e lui senza rispondere le ha sferrato un pugno in faccia facendola crollare sul pavimento dove è poi morta dissanguata.

UNA DOCCIA PRIMA DI UCCIDERE I FIGLI - È a questo punto che Carlo Lissi commette verosimilmente il primo errore, che renderà la sua versione incompatibile con la scena dei delitti. Perché il 31enne prima di raggiungere i figli che non si sono svegliati per le grida della mamma e che i vicini associano a entusiasmo per la partita dell'Italia che in realtà deve ancora cominciare, si è lavato. È prima degli omicidi dei figli infatti che Lissi, secondo i primi accertamenti, dovrebbe essere sceso in cantina, dove ci sono un bagno e la cassaforte. Il 31enne ha fatto una doccia e si è rivestito. Forse ah aperto ora anche la cassaforte, svuotando dei gioielli alcuni contenitori per inscenare una rapina, anche se per gli investigatori dei veri rapinatori avrebbero arraffato tutto a caso, senza selezionare. Il 31enne è poi salito  al piano della villetta in cui dormivano i bambini. E' andato prima nella stanzetta di Giulia e l'ha uccisa con una coltellata di punta alla gola, che ha provocato un'emorragia interna in grado di soffocarla. Quindi ha raggiunto 
Gabriele e lo ha colpito allo stesso modo.

DOPO LA STRAGE, AL BAR A VEDERE LA PARTITA - Infine Lissi ha raggiunto un amico con cui aveva
appuntamento al pub Zimé di via Borgognani a tre minuti da casa sua per vedere la partita dei Mondiali. Nessuno avrebbe notato qualcosa di anomalo nel suo comportamento. Da parte sua "nessun comportamento particolare". Anzi l'uomo si e' persino emozionato "ai gol della nazionale". 

L'ARMA DEL DELITTO - L'uomo ha rivelato di aver gettato il coltellaccio da cucina, che ha utilizzato per colpire i familiari,  in un tombino di Motta Visconti. Molto probabilmente se ne è sbarazzato durante la strada verso il bar perché tra il primo omicidio e l'inizio della partita trascorre almeno mezz'ora.

LA FINTA SCOPERTA DEI CORPI - La chiamata al 112 una volta rincasato è delle 2.10. Arrivano invano gli operatori sanitari del 118 e i carabinieri del nucleo radiomobile di Abbiategrasso. Lissi racconta agli investigatori che, una volta rientrato a casa dal pub, si è spogliato nel garage che accede alla cantina per non svegliare la famiglia, che ha raggiunto il piano dell'ingresso in mutande e ha visto la moglie in un lago di sangue. A questo punto, secondo la sua prima versione, si è avvicinato alla donna, l'ha toccata e si è reso conto che era morta. Ha aperto la porta chiedendo aiuto, quindi è salito a cercare i figli. Ha acceso la luce delle due stanze e li ha trovati morti, le camere a soqquadro. Si è rivestito e ha chiamato i soccorsi. Ma se così fosse stato i vestiti che indossava avrebbero dovuto essere sporchi del sangue della moglie. E sporchi di sangue avrebbero dovuto essere le sue mani e le sue pantofole e quindi la maniglia della porta d'ingresso, gli interruttori delle camere da letto, il pavimento su cui ha camminato. nvece era tutto pulito, a parte la parte posteriore degli slip che indossava.

POSSIBILE PREMEDITAZIONE - Formalmente l'aggravante della premeditazione non è contestata, ma per gli investigatori è forte il sospetto che Carlo Lissi abbia pianificato lo sterminio della sua famiglia ben prima di impugnare il coltello. Sono diversi gli elementi che portano gli inquirenti a ipotizzare la premeditazione. Innanzitutto è stato verificato, per sua stessa ammissione, che l'omicidio della moglie non è stato un omicidio d'impeto. "Lissi, con una ludicità che io spero sia di follia, ha detto che non c'è stato un litigio scatenante", ha detto il generale Maurizio Stefanizzi, comandante provinciale dei carabinieri di Milano. Inoltre, ragionano gli investigatori, la partita dell'Italia ha fornito a un padre di famiglia una rara occasione per uscire di casa: non si può escludere che abbia pianificato gli omicidi quando è uscito il calendario delle partite dei Mondiali.

IL FERMO NELLA NOTTE - I carabinieri del Nucleo investigativo, pur in una pluralità di ipotesi, hanno cominciato a propendere per la pista famigliare subito dopo le prime fasi di indagine. Il fatto stesso che nella strage non fosse stato risparmiato nemmeno il più piccolo dei due bambini, di appena 20 mesi, rendeva meno credibile la pista esterna di una sanguinosa rapina, e il mancato ritrovamento dell’arma del delitto nelle immediate vicinanze dei cadaveri rendeva difficile uno scenario di omicidio-suicidio. Tanto da farlo escludere pubblicamente dagli inquirenti già nel pomeriggio di ieri.

Lissi, dopo l’allarme da lui stesso dato poco dopo le 2 di notte, è stato sentito fino a ieri mattina e poi è stato fatto tornare a casa. Risentito più volte e confrontate le sue dichiarazioni con quelle di amici e testimoni (convocati per tutta la giornata di ieri) e con i primi riscontri scientifici e medico-legali emersi dalla scena del delitto, gli investigatori dell’Arma hanno prima cominciato ad avere dubbi sulla sua versione e poi avrebbero avuto sentore di possibili gravi tensioni nella coppia.

Stanotte, dopo uno stringente interrogatorio nella caserma della Compagnia di Abbiategrasso l’epilogo della vicenda, con le contestazioni formali. La donna e i suoi due figli, una bambina di 5 anni e un bimbo di 20 mesi, sono stati brutalmente assassinati con numerose coltellate in casa, una villa nella zona residenziale di Motta Visconti. I corpi della femminuccia e del fratellino erano rispettivamente nella cameretta e sul letto matrimoniale. Quello della donna riverso a terra in soggiorno.