Milano, 10 giugno 2014 - Omicidio di Lambrate, nove persone sono state arrestate dai carabinieri, a Milano, perché coinvolte nell'omicidio di Pietro Mannisi, il pregiudicato di 62 anni ucciso la notte tra il 22 e il 23 febbraio scorso con alcuni colpi di pistola in via Caduti di Marcinelle, vicino alla stazione di Lambrate.

Le persone arrestate dai militari su ordine della procura di Milano devono rispondere a vario titolo di omicidio volontario aggravato, porto e detenzione di arma comune da sparo, furto aggravato e traffico di sostanze stupefacenti. Proprio nel mondo del traffico di droga si inquadra l'omicidio di Mannisi, trovato senza vita all'interno della sua auto in una strada isolata.

LA STORIA secondo le indagini, Mannisi fu attirato sul luogo del delitto con la scusa di una conversazione di affari relativa alla gestione di una partita di droga. Una volta arrivato in via Caduti di Marcinelle a bordo di una Fiat Punto, dopo aver fissato l'appuntamento con W.D. (italiano, 38 anni) e C.E.M. (28 anni, marocchino), zio Pietro cadde nella trappola tesa da A.K. (28 anni) e B.B. (29 anni), entrambi albanesi: i due, hanno dimostrato i carabinieri, scesero dall'Audi A3 sulla quale viaggiavano ed esplosero quattro colpi di pistola calibro 7,65, due dei quali raggiunsero Mannisi alla testa, uccidendolo.

Il movente va rintracciato in un contrasto nato per questioni di spaccio, e in particolare su una partita di circa un chilo di cocaina che Mannisi aveva acquistato ad Alessandria e si preparava a rivendere sul mercato di Sesto San Giovanni attraverso la rete di spacciatori che fa capo a E.M., noto nell'ambiente dello spaccio col soprannome di Milo. La mossa, però, non era piaciuta al boss albanese A.K., detto Fred, considerato l'elemento criminale più pericoloso del gruppo: Fred, secondo gli inquirenti, è un grossista della droga che grazie ai suoi contatti nei Balcani importa notevoli quantitativi di cocaina e marijuana per poi rivenderli ad elementi dotati di una rete di spaccio al dettaglio, tra cui Milo, capace di rifornire fino a 100 consumatori di coca al giorno.

L'ORGANIZZAZIONE Insieme, con ruoli distinti, Fred e Milo controllavano piazze di spaccio della zona intorno a Sesto, e il tentativo di zio Pietro, che pure lavorava con loro, si è trasformato dopo qualche avvertimento in una sentenza di morte. Oltre ai quattro criminali presenti la notte dell'omicidio - chi come complice, chi nel ruolo di esecutore -, i militari hanno arrestato altre cinque persone: si tratta di due italiani, due albanesi e due romeni che facevano parte a vario titolo della gang di Fred e sono accusati di furto e detenzione illecita di arma da fuoco. La pericolosità della gang è confermata dal ritrovamento di un piccolo arsenale, composto da diversi fucili calibro 12.