Milano, 24 aprile 2014 - Sono in tre. Abiti ricercati. Piglio mondano. Accento francese. Lui, lei e un ragazzino che avrà sì e no 15 anni. Una famiglia in vacanza a Milano, tour immancabile in piazza Duomo e tappa alla gioielleria Currado: creazioni esclusive, prezzi proibitivi. I tre — lui, signora e pargolo al seguito — entrano sicuri: parlano coi commessi, si informano, chiedono di vedere dei preziosi, li soppesano. Poi sorridono, ringraziano ed escono. Apparentemente a mani vuote. Apparentemente clienti normalissimi. E invece no. Pochi minuti dopo, mentre i tre spariscono nella calca della piazza, i commessi si accorgono che all’appello mancano dei gioielli. E non gioielli qualunque: messi insieme, il loro valore è di 180mila euro. Adesso indagano i carabinieri sul colpo grosso, ieri sera, nella boutique di fianco allo storico Camparino. Tendoni verdi su cui campeggia l’insegna Currado, marchio internazionale che offre «creazioni artigianali», originali e pregiatissime, indossate da personalità di caratura internazionale. L’ultima? Papa Francesco, a cui il patron della gioielleria ha regalato pochi mesi fa un ciondolo a forma di crocifisso a lui dedicato. Valore: 5mila euro.

Sono da poco passate le 19, e il negozio si avvia alla chiusura mentre fa il suo ingresso un terzetto insospettabile. Un uomo, una donna e un ragazzino. Parlano gli adulti, l’adolescente se ne resta in disparte, un po’ defilato. Ma non perde d’occhio neppure per un istante i movimenti all’interno dell’oreficeria. La coppia chiede di vedere alcuni gioielli, che vengono lasciati esposti solo per pochi minuti. Tanto basta. Mentre i due sono abilissimi nel distrarre il personale, il ragazzino fa sparire orecchini e anelli per un valore che alla fine raggiunge una quota da capogiro: 180mila euro. Quando capiscono che l’operazione è riuscita, chiudono le trattative in tutta fretta, senza acquistare nulla, e se ne vanno. E a questo punto, oltre alla maestria da ladri-truffatori, in aiuto del terzetto sopraggiunge anche la buona sorte. Infatti, non appena i tre escono, scatta l’allarme del negozio. Poco male, per loro: si dà il caso che il dispositivo avesse dato imbarazzanti problemi di malfunzionamento in passato. Così i titolari, fiduciosi e rassicurati dal comportamento fintamente sorpreso dei tre, li lasciano andare tranquilli. Porgendo anche mille scuse. Quando si dice: oltre al danno, la beffa.

A.Pi. e N.P.