Milano, 23 aprile 2014 - Una luce in fondo al tunnel. Un’altra speranza di verità, anche se, a dirla tutta, sorride l’avvocato Federico Sinicato, «quella non l’abbiamo mai persa». Certo, l’annuncio di Matteo Renzi viene comunque salutato come una bella notizia da chi attende giustizia sulla strage di piazza Fontana da più di quarant’anni: «Ho firmato oggi (ieri, ndr) — la comunicazione del premier su Facebook — la direttiva che declassifica gli atti relativi ai fatti sanguinosi di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, stazione di Bologna, rapido 904, Gioia Tauro. Una mole di documenti che saranno presto a disposizione».

Polemico il commento del governatore Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno: «Sorpresa: sulle stragi Renzi abolisce un segreto di Stato che è già stato abolito 7 anni fa!!! La legge 124/2007, infatti, stabilisce all’articolo 39 che in nessun caso possono essere oggetto di segreto di Stato notizie, documenti o cose relativi a fatti di terrorismo o eversivi dell’ordine costituzionale o a fatti costituenti il reato di strage».

Di tutt’altro tenore la reazione dello storico legale dei familiari delle vittime: «Si tratta di un segnale positivo — sostiene Sinicato — ma ora bisogna vedere come si concretizzerà». Come dire: bene le parole, ora i fatti. «Indubbiamente la trasmissione degli atti all’Archivio di Stato consentirà una consultazione più ampia rispetto al passato: centinaia di ricercatori esamineranno quelle carte, con elevate possibilità di trovare spunti interessanti».

Il motivo è facile da intuire: se oggi un magistrato può sì ottenere un atto ma legandone la lettura a una richiesta circostanziata di informazioni su un’indagine in corso, domani gli studiosi potranno visionarli in maniera completa. Facciamo un esempio: «Attualmente — fa sapere Sinicato — un giudice può analizzare un fonogramma partito quel tal giorno da Forte Braschi (sede dei servizi segreti militari, ndr), ma non può andare avanti o indietro nel tempo». Difficile vengano fuori elementi decisivi, «però potrebbero emergere tasselli per completare il quadro probatorio». Specie «se saranno messi a disposizione della collettività archivi ricchi di informazioni come quello dei Carabinieri».

L’obiettivo resta sempre lo stesso: «Chiedere ancora una volta la riapertura del caso». Sinicato ha ancora qualche asso nella manica, «tuttavia sarebbe importante integrarlo per dare più forza a un’eventuale istanza al Tribunale». Del resto, non si è ancora rimarginata la ferita aperta dall’archiviazione dell’ultima indagine sull’eccidio del 12 dicembre 1969: solo sette mesi fa, infatti, il gip Fabrizio D’Arcangelo, su richiesta della Procura, ha decretato lo stop agli accertamenti su nuove piste investigative, pur sottolineando che «il fatto che la strage di piazza Fontana non abbia visto alcun colpevole punito non può che determinare una generale insoddisfazione, sia sul piano giuridico che su quello sociale».

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