Milano, 20 aprile 2014 - Uovo: dai 16 euro (prezzo medio) che si spendono per un cioccolato artigianale a poco più di cinque in offerta al supermercato. Colomba: dai 18 ai 26 euro al chilo quella di pasticceria, ma può scendere fino a circa tre un last minute della grande distribuzione. Che regala un sorriso anche ai carnivori tradizionalisti, quelli sordi a ogni appello animalista, che non rinunciano a festeggiare con l’agnello o il capretto: il primo viaggia sui 13 euro al chilo, il secondo sui 18 ma fioriscono promozioni e sconti fino al 40%. In sostanza: a voler tirare la cinghia, con un po’ di tempo e ingegno oggi un milanese è riuscito a mettere in tavola i capisaldi di un pranzo pasquale (per sei) con una cifra compresa tra i 28 e i 35 euro, primo, contorni e libagioni esclusi.

Chi invece s’è trattato meglio è arrivato sicuramente sopra i 50. E non sono stati pochi secondo la Camera di commercio, che nei giorni scorsi ha interpellato gli addetti ai lavori, sicuri che quest’anno i milanesi avrebbero messo la qualità davanti al prezzo. E che, dovendo proprio scegliere se mettere prima l’uovo o il volatile (nelle versioni dolci s’intende), avrebbero preferito la colomba. La quale, non tutti lo sanno, è una milanese doc: se l’inventarono negli anni Trenta del secolo scorso alla Motta, per far lavorare anche fuori stagione gli stabilimenti del panetun.

A conferma del fatto che, a Milano, uova e colombe si son sempre mangiate ma hanno anche tanto dato da mangiare. E lo fanno tuttora: ci sono 1.410 imprese nel settore del cioccolato e dei prodotti dolciari, il 35% delle oltre 4 mila che si contano in Lombardia, secondo un’indagine recente della Camera di commercio. Che colloca il capoluogo al secondo posto in Italia, dietro Cuneo, tra le città che danno più occupazione in questo ramo: a 5.328 persone attualmente, e a 17 mila in Lombardia. Dove il valore della produzione di cioccolato ammonta a un miliardo e mezzo di euro, di cui oltre un terzo (534 mila) realizzato a Milano, dicono i dati incrociati dalle Camere della metropoli e di Monza e Brianza.

E a Milano la Pasqua fa girare 40 milioni di euro solo per imbandire la tavola. Sì, perché se a panifici, chocolatier e pasticcerie si aggiungono anche macellerie, negozi di alimentari e supermercati, in città si arriva a quasi 4.500 imprese. Via Meravigli, sotto la festività, ha interpellato i leader dei vari comparti. La colomba si confermava un acquisto dell’ultimo minuto, con una predilezione, secondo i panificatori, comunque per quella artigianale, che si attesta tra i 18 e i 26 euro al chilo (22 la media). Anche perché quella del super, denuncia un’analisi dell’associazione di consumatori Adiconsum con l’osservatorio prezzi di Kikkapromo.it, un sito per scovare promozioni e coupon, quest’anno sconta rincari del 6%, a fronte di prezzi delle uova in calo del 2%.

Ma a far quadrare i conti pensano le offerte, con sconti medi del 39% sul dolce da forno e del 44% per quello di cioccolata: nei grandi store della metropoli il primo scende da 5,18 euro (prezzo medio al supermercato) a 3,17 in promozione, il secondo da 9,62 a 5,38. Sonop prezzi ovviamente diversi quelli delle uova artigianali, che secondo Assofood di Confcommercio Milano si distribuiscono equamente tra richieste di fondente e al latte; 400 grammi la pezzatura massima desiderata, 40 euro al chilo il prezzo. Di media naturalmente, perché in certe boutique del centro decorazione, lavorazione e cubatura possono far salire il conto sopra i cento in un amen.

In base allo stesso principio, un capretto con patate e carciofi comprato pronto in gastronomia costa sui 45 euro al chilo. Per la sola carne, che arriva soprattutto da Sardegna e Toscana, invece dipende da come (se la bestia intera o già a porzioni) e soprattutto dove la si compra: dal negozio di prodotti sfusi a filiera corta in periferia Nord che procurava (su prenotazione) agnello a 20 euro e capretto a 25 euro al chilo, al solito supermercato. Dove, incrociando le offerte raccolte dal portale Kikkapromo.it, si calcola un prezzo medio di 13 euro al chilo per l’agnello e di 18 per il capretto, ai quali però sono applicati sconti fino al 30 e addirittura fino al 40%. Secondo i macellai milanesi, comunque, le campagne animaliste mai così aggressive (con tanto di agnellini morti esibiti in piazza del Duomo) non hanno rovinato l’appetito ai milanesi: prevedono vendite in aumento dello 0,5% rispetto al 2013.