Milano, 20 aprile 2014 - Il fronte si allarga. Dal Belgio alla Germania. I tassisti europei uniti contro Uber, l’applicazione che consente di chiamare una berlina con conducente con un semplice clic sullo smartphone. Nei giorni scorsi, la società californiana sbarcata a Milano un anno fa ha dovuto subire due mazzate in rapida successione.

Mercoledì il Tribunale del commercio di Bruxelles ha dichiarato illegale un’evoluzione di Uber, vale a dire UberPop, disponibile a Parigi e in poche altre città: bocciato il servizio low-cost da 4 euro, con tariffe concorrenziali garantite da autisti improvvisati che si prestano al car sharing su auto non proprio di rappresentanza; ogni ulteriore violazione, la dura sentenza, sarà sanzionata con una multa di 10mila euro. Il verdetto ha scatenato la reazione indignata di Neelie Kroes, commissaria europea all’agenda digitale: «Decisione folle, oltraggiosa, che difende il cartello dei tassisti, contraria ai consumatori e che invia un messaggio sbagliato contro le nuove tecnologie».

Secca la replica del ministro belga Brigitte Grouwels: «Se la Kroes, l’incarnazione del liberismo selvaggio, fosse un ministro, l’avrebbero già cacciata». Sulla stessa lunghezza d’onda l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza: «La Kroes ha perso un’occasione per tacere».

Ventiquattr’ore dopo, altra decisione anti-Uber, stavolta a Berlino: la corte distrettuale ha dato manforte alla crociata intrapresa da Richard Leipold, presidente dell’associazione cittadina di tassisti, vietando l’utilizzo dell’applicazione finanziata anche da colossi come Google e Goldman Sachs. Il motivo? Secondo il Financial Times, il giudice ha sottolineato che i guidatori associati a Uber sono «da considerarsi dipendenti di imprese di noleggio a tutti gli effetti, piuttosto che taxi».

Musica per le orecchie dei cinquemila artigiani del volante di stanza sotto la Madonnina, che giusto un mese fa hanno spento i motori per 12 ore: «È la prova che avevamo ragione — attacca Silla Mattiazzi, delegato Uiltrasporti — e che il Comune ha affrontato in modo poco convinto la questione». I tassisti si sono già messi in proprio: l’obiettivo è raggiungere quota 50mila euro (10 a testa) per sostenere le spese legali. Guerra a tutto campo: «Vogliamo essere parte lesa nei procedimenti che vedranno alla sbarra conducenti illegali», chiarisce Claudio Severgnini, numero uno del Tam. E ancora, gli avvocati dovranno valutare se ci sono i margini per fare ricorso per concorrenza sleale: «Perseguiremo qualsiasi via», conferma Giovanni Maggiolo di Unica-Cgil.
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