Milano, 16a prile 2014 -  Abercrombie, uno dei marchi americani preferito dai ragazzi e dalle ragazze, discrimina i lavoratori con meno di 25 anni, perché li assume con contratti di lavoro particolarmente svantaggiosi non in quanto disoccupati, ma solo in virtù della loro età anagrafica. È quanto emerge dalla sentenza con cui la corte d'appello di Milano ha condannato l'azienda a riammettere al posto di lavoro un 27enne italiano che non solo era stato assunto nel 2010 con un contratto a chiamata (ovvero il contratto
mediante cui un lavoratore si rende disponibile, con carattere discontinuo e intermittente, allo svolgimento di una specifica mansione, su chiamata del datore di lavoro, senza possibilità quindi di organizzarsi altri impieghi) quando in realtà svolgeva un lavoro a tempo determinato con orario part-time, ma per di più lo ha licenziato quando ha compiuto i 26 anni.

Nel dispositivo la corte presieduta dal giudice Laura Curcio "dichiara la natura discriminatoria del comportamento tenuto da Abercrombie Fitch Italia srl per aver assunto il ricorrente in forza della sola età anagrafica" e "ordina alla convenuta di cessare tale comportamento discriminatorio e, accertato che tra le parti è in corso dal 14 dicembre 2010 un rapporto di lavoro subordinato ordinario con inquadramento quarto livello CCNL Commercio e orario part-time, condanna la convenuta a riammettere" il ricorrente assistito dagli avvocati Alberto Guariso e Maria Cristina Romano "nel posto di lavoro e a pagare a titolo di risarcimento del danno un importo pari a 14.450 euro". Il ricorso era stato respinto in primo grado.

Il giovane era stato assunto, il 14 dicembre del 2010, con un ''contratto di assunzione a chiamata a tempo determinato della durata di 4 mesi'', come si legge nel ricorso dei legali, assunzione con tale forma di contratto 'precario' motivata dall'azienda spiegando che ''il candidato ha meno di 25 anni ed e' disoccupato'', sulla base di un decreto legislativo del 2003. Secondo i legali, poi, il contratto e' stato prorogato fino al dicembre 2011 ed e' poi stato trasformato in un ''indeterminato'' il primo gennaio 2012, fino a che il giovane non e' stato licenziato nell'agosto 2012.

Secondo i legali, pero', anche quando il giovane era 'a chiamata' ''ha sempre lavorato svolgendo turni notturni presso il magazzino di Carugate: si occupava dello stoccaggio vestiti, ripiegatura, sistemazione della merce in magazzino secondo le direttive impartite dai responsabili''. I legali hanno fatto causa contro l'azienda perche' venisse accertato il carattere ''discriminatorio'' dell'assunzione 'a chiamata' del giovane motivata solo con il fatto che aveva meno di 25 anni. Secondo la difesa, infatti, anche in base alle normative europee, non si puo' fissare questo parametro ''in clamorosa contraddizione proprio con la finalita' di facilitare l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro''.

 

IL GRUPPO ABERCROMBIE& FITCH  - In merito alle notizie di stampa pubblicate con riferimento al contenzioso di lavoro che ha visto la consociata italiana del Gruppo Abercrombie & Fitch condannata alla reintegrazione di un lavoratore assunto con contratto a chiamata (cosiddetto “lavoro intermittente”) in ragione della sua età anagrafica e successivamente cessato al compimento del 25 anno di età, l’Avv. Massimiliano Biolchini, partner di Baker & McKenzie, comunica e precisa quanto segue, per conto della propria assistita Abercrombie & Fitch Italia S.r.l.: “Abercrombie & Fitch non pratica alcuna forma di discriminazione per età ed impiega un elevato numero di giovani in Italia con regolari contratti a part-time e tempo pieno. Nel corso del 2013 Abercrombie & Fitch ha lavorato intensamente con le proprie rappresentanze sindacali per incrementare il numero di giovani i cui contratti di lavoro sono stati convertiti da lavoro a chiamata a part-time ordinario. Abercrombie & Fitch resta convinta che l’utilizzo del lavoro a chiamata in ragione d’età sia del tutto legittimo e sta attualmente valutando con i propri legali la possibilità di impugnare la sentenza resa dalla Corte d’Appello di Milano”