Milano, 16 aprile 2014 - A unire i puntini, come ammoniva Steve Jobs, la vita di Lorenzo Thione appare tutto fuorché una linea retta. Sarà perché «l’attrazione non è per il risultato, ma per il viaggio», confessa il papà del motore di ricerca Bing, il concorrente di Google che Microsoft comprò nel 2008 staccando un assegno da 100 milioni di dollari. Così Thione, 35 anni, natali comaschi, infanzia e giovinezza a Milano, ha fatto ancora le valigie: dalla Silicon Valley a Broadway, il tempio dello show business a stelle e strisce.

La spinta è la solita: «L’imprenditore colma un vuoto». C’era già riuscito otto anni fa, quando con alcuni soci aveva fondato Powerset e realizzato Bing, un motore di ricerca modellato sul nostro modo di parlare, «una tecnologia come quella che si vedeva nei film di fantascienza».

Ci riprova con «Allegiance», un musical che racconta un capitolo della storia americana che nessun produttore aveva mai prima d’ora messo in musica: l’internamento dei cittadini statunitensi di origine giapponese durante la seconda Guerra mondiale, dopo che Pearl Harbor era stata bombardata. Chiamatele coincidenze, ma anche in questo caso c’entra la fantascienza. Perché tutto inizia una sera del 2008, «quando con un amico ero a Broadway a vedere uno spettacolo — ricorda Thione —. Riconosciamo George Takei, attore della serie originaria di Star Trek, con il marito». Scambiano due battute, ma non finisce lì: perché la sera dopo i quattro si incontrano di nuovo a teatro. Una scena commuove così tanto Takei da muovere il papà di Bing a curiosità: perché? L’ex protagonista della serie tv si confida e racconta di quando, «a quattro anni, è stato deportato in un campo di prigionia con altri 120mila cittadini giapponesi americani dopo l’attacco di Pearl Harbor».

Si accende la scintilla: facciamone un musical, un’idea costata oltre 10 milioni di dollari. Un anno e mezzo fa la prima all’Old Globe Theatre di San Diego. «È stato il più grande successo negli ultimi 90 anni di quel teatro», spiega Thione, produttore e co-autore di testi e musiche. Entro la prossima primavera è previsto il debutto a Broadway.

«Allegiance» non è l’unica operazione in campo artistico dell’ingegnere informatico: ha lanciato anche Artify, che oggi offre un servizio di autenticazione delle opere d’arte digitali, e The Social Edge, un social media dedicato all’intrattenimento e alla cultura. Thione è tornato per qualche giorno a casa con il progetto «Italiani di Frontiera» di Roberto Bonzio.

Della fuga di cervelli dice: «Non c’è bisogno di andarsene, ci sono tanti posti, non solo gli Usa, dove c’è una cultura del rischio: Londra, Berlino ma tantissimo anche in Italia». Lunedì sera ha incontrato gli imprenditori comaschi. «Negli Stati Uniti c’è una mancaza di burocrazia a livello iniziale che dà più agilità. E dire che la burocrazia dovrebbe essere il problema più facile», commenta. Ieri era a Milano. «La mia idea di successo? Fare qualcosa che non considero un peso e avere il controllo del proprio destino». Gli sviluppi del futuro? «Energia, proprietà intellettuale, stampa 3D e biotecnologie. Ma serve una narrativa, come per l’aerospaziale negli anni Settanta e Ottanta».

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