Milano, 12 aprile 2014 - La Scala e Alexander Pereira ora sono più lontani. E non solo perché il manager si trova in trasferta a Mosca (non per conto della Scala, precisano i ben informati). Il caso, raccontato da alcuni quotidiani austriaci, delle sette opere che il futuro sovrintendente avrebbe acquistato da quello che, fino ad agosto, è il «suo» Festival di Salisburgo ha scatenato una bufera dalle parti di via Filodrammatici. Il sindaco Giuliano Pisapia non ha nascosto la sua irritazione per una scelta quantomeno inopportuna: da buon avvocato, il presidente della Fondazione ha chiesto immediatamente la documentazione sul presunto affare per vederci chiaro e dirimere la questione senza pregiudizi.

Ecco gli interrogativi: cosa c’è scritto in quelle carte? Ci sono? Tanto per cominciare, pare certo che Pereira non abbia ancora il potere di sottoscrivere intese a nome del Piermarini.

E si sa anche che non ha chiesto al suo precedessore in carica Stéphane Lissner alcuna autorizzazione per spese così onerose: stiamo parlando di 1,28 milioni di euro, messi a bilancio dai vertici della rassegna d’Oltralpe per chiudere i conti in attivo. Un fatto è inconfutabile: dalle casse del Piermarini quel denaro non è mai uscito.

In sintesi: se ci sono lettere d’intenti o pre-accordi in ballo, non portano in calce la firma di dirigenti scaligeri. Dubbi. Domande. Lunedì il redde rationem nella riunione del Cda convocata in un primo momento per ratificare il consuntivo del 2013: alcuni consiglieri d’amministrazione, almeno due o tre, si presenteranno agguerritissimi all’appuntamento; non è escluso che qualcuno si spinga a chiedere persino la testa di Pereira, una volta accertata la reale violazione delle clausole previste dal contratto di consulenza tecnica (da 50mila euro di compenso) che lo lega attualmente al Piermarini.

Certo, si ragiona nei corridoi di via Filodrammatici, l’eventuale cacciata, al momento non accreditata come l’ipotesi più probabile, sarebbe un colpo durissimo in vista dell’Esposizione universale. Due i motivi principali. Primo: lasciare a qualcun altro la gestione di una stagione-monstre sarebbe rischioso anziché no. Secondo: l’immagine internazionale del tempio della lirica ne uscirebbe ulteriormente danneggiata, più di quanto non lo sia già stata in questi giorni. Tutti ragionamenti che alla fine potrebbero far pendere la bilancia dalla parte di Pereira. Al quale verrà concessa un’altra occasione. A patto di non sbagliare più.
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