Milano, 24 marzo 2014 - «Sai com’è, no? Alla fine è lui che decide». Decideva tutto, il re del cerchio magico degli appalti: linee guida, concrete direttive assunte da Infrastrutture Lombarde (Ilspa), holding della Regione Lombardia per le più importanti commesse, come Expo 2015, su delega del Palazzo (Lombardia). Antonio Giulio Rognoni, 54 anni, stipendio da presidente di Cassazione - poco meno di 300 mila euro - ma «per niente venale»; uno che gira in scooter, fosse mai indice di morigeratezza. Passa oggi davanti al giudice delle indagini preliminari Andrea Ghinetti: interrogatorio di garanzia sulle carte d’accusa, assistito dall’avvocato Daniele Ripamonti, e presenti i pm coordinati dall’aggiunto Alfredo Robledo.

Rognoni risponde - associazione per delinquere, turbativa d’asta, truffa ai danni della Regione, falso - «di tutti i 70 capi di preliminare incolpazione, tranne uno», scrive il gip. Quarantuno appalti a favore di avvocati della cerchia per consulenze legali sull’affidamento di aste e per la stesura dei protocolli dei bandi. Nove milioni di consulenze turbate, affidate con aste viziate, già all’origine, per almeno 225 milioni di lavori.

Di Rognoni parlano assai le intercettazioni colte dalla Guardia di finanza di Milano. L’avvocato Carmen Leo (agli arresti domiciliari) si preoccupa - «perfettamente consapevole» - («Son tutte turbative» diceva in altro contesto) - con Pier Paolo Perez (responsabile Ufficio gare e contratti di Ilspa e anche lui oggi davanti al gip) «dei rischi che stava correndo nel continuare ad acquisire sempre nuovi incarichi da Ilspa». Diceva la donna: «...era proprio per rischiare un po’ meno, perché io prendo già tutti quei soldi lì... cioè non li prendo da Expo, io li prendo da Ilspa». E l’«assoluta autonomia con la quale Rognoni procede alle assegnazioni, nonché l’infondatezza che» egli «attribuisce alle preoccupazioni» della Leo, è Perez stesso a riassumerla: «...la risposta e stata “gli importi li decido io”, figurati... sai, come è, no? poi alla fine è lui che decide...».

L’ex dg - spiega il gip mandando 2 in carcere, 6 ai domiciliari, e ordinando 9 misure interdittive - è «il capo indiscusso» del clan. Sono gli stessi «compartecipi» a ribadire «come le ultime determinazioni sulla distribuzione degli incarichi spettino sempre» a lui, a fronte di «un complessivo atteggiamento dei consulenti i quali mostrano una silente “flessibilità”» rispetto alle richieste del Dg. «Spregiudicata disinvoltura» e «il ruolo, che egli esige, di colui che tutto deve sapere e di colui che prende tutte le decisioni strategiche anche illecite, rivelano carattere di particolare pericolosità» in considerazione di appalti «di enorme rilevanza strategica oltre che economica» e caratterizzati dal «marcato interesse collettivo alla realizzazione di a1cune opere di rilevantissima consistenza e valore». E’ sempre Rognoni «a determinare, laddove egli non intervenga, come non di rado accade, sulla specifica commessa pubblica, numero e identikit della ristretta cerchia dei consulenti, distribuzione dei loro incarichi con relativi importi, decorrenza e durata contrattuale»; e sempre lui «poi a stabilire da ultimo le procedure da seguire per l’assegnazione fornendo ai suoi collaboratori il nulla osta finale sull’aggiudicazione delle grandi commesse appaltate da Ilspa, influendo pesantemente anche sulle scelte operative delle società sottoposte al regime concessorio di Cal». Un peccato originale che segnerà anche la sorte delle opere? Sospetto lecito.

di Marinella Rossi