Milano, 18 marzo 2014 - Sono 175 gli edifici (LA LISTA COMPLETA) e le aree abbandonati e in stato di degrado a Milano. Palazzi storici, ex cinema, ex sedi dell’Inps, ex alberghi, terreni che ospitavano fabbriche ormai dismesse. La mappa della Milano inutilizzata è lungo, lunghissimo. I tre elenchi completi degli immobili nel mirino del Comune (vedi tabella) sono stati inviati mercoledì scorso dal vicesindaco Ada Lucia De Cesaris al presidente della commissione Urbanistica, Roberto Biscardini, che a sua volta l’ha trasmesso a tutti i componenti della organismo municipale.

Gli elenchi fanno ormai parte della documentazione che il Consiglio comunale ha a disposizione per approfondire ancor meglio uno degli articoli chiave del nuovo Regolamento edilizio, il numero 12, quello che prevede che «se lo stato di abbandono, di degrado urbano e di incuria delle aree e degli edifici determina pericolo per la sicurezza o per la salubrità o l’incolumità pubblica, oppure disagio per il decoro e la qualità urbana», il Comune possa intervenire direttamente per il recupero degli immobili, se i privati non si attivano nonostante le sollecitazioni dell’amministrazione. Due le azioni previste nel Regolamento edilizio, non ancora in vigore.

La prima: «Attribuzione a tali beni di una destinazione pubblica, di interesse pubblico o generale, assumendo gli atti e gli strumenti previsti dalla legislazione nazionale e regionale vigente». La seconda: «Recupero delle aree non residenziali dismesse secondo quanto previsto dalla legge regionale 12 del 2005». L’opposizione di centrodestra in Comune, letto l’articolo 12, ha subito gridato all’«esproprio».

Il capogruppo di FI Fabrizio De Pasquale afferma: «Espropriare un privato che decide di non utlizzare un immobile o un’area è contro l’articolo 42 della Costituzione. È socialismo reale». Non a caso gli azzurri hanno presentato 240 dei circa 300 gli emendamenti che chiedono modifiche sul Regolamento edilizio. Si preannuncia battaglia in aula. La De Cesaris, comunque, anche ieri confermava che la maggioranza non intende cedere sull’articolo 12.

Nella missiva sugli immobili abbandonati inviata a Biscardini, il vicesindaco scrive: «Laddove lo stato di degrado sia comprovato e non risultino azioni in essere o in programma per porvi rimedio, l’amministrazione ha già avviato una procedura che prevede di contattare direttamente le proprietà per sollecitarne interventi manutentivi o di messa in sicurezza».

Nella mappa dell’abbandono c’è un po’ di tutto. Da simboli degli spazi vuoti come la Torre Galfa e Palazzo Citterio, su cui però sono già stati approvati progetti di riqualifiazione, agli ex cinema (De Amicis di via Caminadella, Splendor di via Gran Sasso, Luce di corso XXII Marzo, Maestoso di piazza Lodi, Adriano di via Gulli). In stato di degrado anche l’ex palazzo Inps di via Toffetti, l’ex Grand hotel Brun di via Caldera, l’ex scuola professionale Bauer di via Fanti Manfredo, le villette Pasini di via Tognazzi. Particolarmente complicato il recupero di immobili di proprietà di società fallite. I tempi della giustizia sono lunghissimi.

massimiliano.mingoia@ilgiorno.net