Milano, 5 marzo 2014 - Totò Riina è in ospedale. L’hanno portato ieri, il boss, dal carcere di Opera dov’è detenuto in regime di 41 bis all’ospedale San Paolo. «Tempestivamente», fa sapere il Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, dopo che il “capo dei capi” aveva accusato un malore nella sua cella. Riina, 83 anni compiuti a novembre 2013, cardiopatico e impiantato di bypass, è stato ricoverato e sottoposto a una serie di accertamenti, poiché non era chiaro se i sintomi accusati dal capomafia corleonese fossero riconducibili a un principio d’infarto (Riina ne ha già avuti), o ad un’indigestione.

Così hanno spiegato dal Dap in serata, mettendo i puntini a una giornata nella quale s’erano inseguite notizie contrastanti sulle condizioni del boss, prima dato per gravissimo, poi fuori pericolo. Si era sentito male nel primo pomeriggio: vomito e dolori addominali. La polizia penitenziaria aveva avvertito subito i medici di Opera che gli avevano fatto un primo elettrocardiogramma, dal quale erano emerse delle anomalie.

Quindi la corsa al San Paolo dove, dopo un altro elettrocardiogramma e ulteriori esami, gli sarebbe stata diagnosticata l’indigestione, ma date le sue condizioni di salute si è preferito ricoverarlo. Dal Dap sottolineano che sono state prese «misure di sicurezza adeguate al calibro del personaggio, in collaborazione con le altre forze dell’ordine».

Tradotto vuol dire ospedale blindato, ma con discrezione, e infatti chi, ieri sera, ha avuto la sfortuna di transitare per il pronto soccorso avrebbe potuto non accorgersi che sotto lo stesso tetto dormiva il capo dei capi. Anche le due volanti che poco dopo le 19 stazionavano all’ingresso non sono un’anomalia: il massiccio spiegamento di forze che s’è visto in passato durante i ricoveri di pazienti al carcere duro, spiega chi ci lavora, è storia da quando, un paio d’anni fa, il reparto di medicina carceraria del San Paolo si è dotato di una sezione apposita per i detenuti al 41-bis.

Una stanza blindata con due letti, separata dagli altri 18 della Medicina quinta, con ingresso proprio e sorveglianza costante: una cella in corsia. Dalla quale, salvo complicazioni, Riina potrebbe tornare in carcere oggi.

Il pluriergastolano (tra le condanne definitive quelle per le bombe mafiose del ’92 che hanno ucciso Falcone e Borsellino e per quelle del ’93, inclusa la strage di via Palestro) aveva chiesto la sospensione del 41-bis e il ricovero in ospedale per le sue condizioni di salute. Richiesta rigettata, anche dalla Cassazione. Il boss in seguito è tornato alla ribalta per le minacce di morte al pm Nino Di Matteo che lo sta processando per la presunta trattativa Stato-mafia: intercettate dalle telecamere della Dia a Opera, nelle conversazioni di Riina con un altro detenuto.