Milano, 21 febbraio 2014 - Treno Milano-Treviglio. Salgono facce stanche di pendolari e facce pulite di studenti. Il treno è il suburbano 10703, partenza dal Passante di Porta Garibaldi alle 19.41, arrivo a Treviglio alle 20.35. Tratta tormentata, furti diventati rapine, scippi, paura. Reazione della polizia, controlli intensificati. Venerdì sera un arresto a Treviglio, flagranza piena, bel colpo per una squadra in borghese della Polizia ferroviaria, abituata a rimbalzare da un treno all’altro a caccia di malintenzionati.

«Un agente - dice Francesco Costanzo, direttore dell’ufficio secondo del compartimento Polfer Lombardia - in servizio su un treno deve avere un approccio specifico, frutto di preparazione, addestramento, conoscenza del treno. Il treno è il territorio dove svolgere servizio di prevenzione e controllo, tenendo conto di situazioni specifiche come l’affollamento, la presenza di bagagli, l’equilibrio precario durante la marcia. Regola base arrivare sul binario almeno un quarto d’ora prima dell’arrivo del treno per vedere, capire chi scende e chi sale. Dopo che il treno si è avviato, viene percorso subito, in tutta la sua lunghezza, fino alla prima fermata».

Tre agenti (uno è donna) sono la scorta in divisa. Scendono a ogni fermata. Risalgono. Il giovane capotreno Fabio Ippolito prende servizio e torna a casa dopo ore di duro pendolarismo. Viene da Venaria Reale, cuore del Piemonte sabaudo, teatro degli amori fra re Vittorio e la Bela Rosin. «Personalmente non mi è mai capitato niente, mi risultano aggressioni a colleghi». Un black-out improvviso interrompe la conversazione. Torna la luce. «Il treno è lo spaccato della società. Il rischio arriva verso sera, quando si è esaurito il flusso dei pendolari, di quelli che viaggiano per lavoro e studio. In quel momento salgono i ragazzi che hanno voglia di fare baldoria e anche le persone con intenzioni losche».
Dopo l’arresto di Treviglio fra i topi di treno (in gergo «lof», acronimo di ladri operanti in ferrovia) deve esserci stato un passaparola. Il convoglio gremito viaggia tranquillo. Con il suo carico di passeggeri. E di paura. È la paura sottile del ricordo, di chi ha assistito o solo sentito. Sei rapine in quattro mesi sono un numero modesto per le statistiche, ma lasciano il segno in chi prende ogni giorno alla stessa ora lo stesso treno. A Melzo le vetture si svuotano. «Viaggio anche a ora tarda e non mi è mai successo niente», rassicura un passeggero di mezza età. Immediata la replica di un giovane compagno di viaggio, mentre si affretta all’uscita: «Io invece ho visto una ragazza scippata dell’iPad da un giovanotto di colore».

Tre ragazzi, zainetto, giubbotto con cappuccio, piercing discreto al lobo di un orecchio. Agenti Polfer, gli stessi dell’arresto di Treviglio, tre dei trenta che compongono la squadra di polizia giudiziaria, competenza su tutta la Lombardia, gran lavoro, riposi saltati, tanta passione. Occhio a una giacca appesa sopra un’altra perché c’è un portafoglio in pericolo. Attenzione se qualcuno bussa a un finestrino del treno fermo, è un modo per distrarre il viaggiatore e fare agire il complice a bordo.

Treviglio in vista. «Per quello che sentiamo - dice uno studente - il problema qui sono i cellulari scippati. A quelli che chiedono l’elemosina e viaggiano con il cartello “sono povero” ormai siamo abituati».
La stazione è graziosa e semideserta. Esiste un posto Polfer con sei agenti che la sera deve chiudere i battenti. Un’occhiata al sottopassaggio, questa sera di pericoloso ci sono soltanto i graffiti, una scritta contro i neri e l’auspicio di un «mare di sangue». Si riparte fra pochi intimi con il suburbano 23062 delle 21.10, arrivo previsto a Porta Garibaldi alle 22.01. Due viaggiatori sprovvisti di biglietto. Controllato un uomo solo in carrozza. «Posso mangiare?», chiede un extracomunitario che esita con la «schiscèta» fra le mani, intimorito dalle divise. «Due settimane fa - racconta un viaggiatore - abbiamo trovato dei foglietti stampati: «Fate attenzione perché rubano spesso». Fabio apre il libro delle doglianze: «In più di una occasione ho visto persone scippate del computer. Un paio di settimane fa ero con mia moglie in stazione a Pioltello. C’era una ragazza che gridava di essere stata derubata del pc portatile. Erano in due, quando si sono visti inseguiti dalla loro vittima, hanno gettato la refurtiva. Intanto il treno era partito con i bagagli della ragazza. Quella stessa settimana ho ripreso il treno per Treviglio. Il controllore stava discutendo con un giovane di colore che non aveva il biglietto. In viaggio mi ha raccontato che in tre lo avevano picchiato. Mi ha detto: “Questa tratta sta diventando pericolosa”».

gabriele.moroni@ilgiorno.net