Milano, 6 febbraio 2014 - Il processo ad Adam “Mada” Kabobo si ferma prima di partire. E intanto i processi a carico del ghanese col piccone si duplicano: questo per triplice omicidio, i tre morti dell’alba dell’11 maggio, già davanti al gup per il rito abbreviato; e un secondo, per cui è stato appena notificato l’avviso di chiusura indagini dal pm Isidoro Palma, che ha riqualificato le lesioni volontarie in duplice tentato omicidio (i feriti della stessa alba dell’11 maggio).

Ieri l’udienza sugli omicidi è rinviata al 19 febbraio dal presidente dell’ufficio gip, Gabriella Manfrin, che fa le veci del giudice Manuela Scudieri, ammalata. E l’ingombrante Kabobo, detenuto complicato da gestire (i suoi legali Francesca Colasuonno e Benedetto Ciccarone ricorrono in Cassazione sull’incompatibilità dello stato di salute mentale col regime carcerario, forti degli esiti della perizia ordinata dal tribunale del riesame) non assiste ai prodromi di udienza per l’assassinio di Daniele Carella, 21 anni, Alessandro Carolè, 40, Ermanno Masini, 64. Un nulla di fatto, neppure la costituzione delle parti, ieri presenti.

I genitori di Carella, assistiti dall’avvocato Antonio Golino, assumono la linea del miglior buon senso: «Che sia in carcere o che sia in un ospedale psichiatrico è indifferente, l’importante è che quest’uomo non possa più andare in giro a fare del male». Il figlio di Ermanno Masini, assistito dall’avvocato Salvatore Scuto, esce turbato dall’aula e va via in fretta. Madre e fratello di Alessandro Carolè sono rappresentati dall’avvocato Anna Cifuni. Il Comune di Milano, per bocca dell’Avvocatura dello Stato, annuncia la costituzione di parte civile «per il danno d’immagine che la violenza ha causato». Per i sopravvissuti, poi, alla furia di Kabobo, Francesco Nigro e Andrea Carfora, ci sarà un altro processo, che seguirà l’iter dell’udienza preliminare, dopo che il pm, per questioni giuridiche legate al rito immediato, ha stralciato le posizioni.

di Marinella Rossi
marinella.rossi@ilgiorno.net