Milano, 3 febbraio 2014 - L'hanno uccisa e poi hanno trasportato il cadavere in una valigia da Milano a Venezia. Queste le accuse nei confronti di un uomo e una donna di origine indiana, Rajeshwar Singh, 29 anni, e alla sua fidanzata Gagandeep Kaur, 30, posti in stato di fermo dagli investigatori della Squadra Mobile di Milano e dai loro colleghi di Venezia, con l'accusa di aver ucciso una 29enne iraniana loro convivente a Milano, il cui corpo senza vita era stato rinvenuto nelle acque del Lido di Venezia il 29 gennaio scorso.

La ragazza, Mahtab Savoji, 31 anni, era una studentessa dell'Accademia di Brera, e fu trovata in un canale del Lido di Venezia la mattina del 28 gennaio. Conviveva con i due indiani - lei cameriera, lui portiere di albergo - in un appartamento di Via Pericle a Milano. I due ora sono accusati di omicidio volontario e di occultamento di cadavere: dopo aver gettato il corpo in acqua a Venezia hanno fatto ritorno con un taxi, spendendo 500 euro per la corsa.

E forse si nasconde in un approccio rifiutato il movente dell'omicidio dell'iraniana Mahtab Savoji, 29 anni, ma i contorni della vicenda sono ancora fumosi.  

LE INDAGINI - Quando il corpo nudo venne trovato nel canale al Lido, con solo una collana al collo, la polizia temette che sarebbe finita per diventare un 'cold case'. L'autopsia stabili che la donna era stata strangolata e poi gettata in acqua. Uccisa il giorno prima del ritrovamento, intorno alle 14. Le impronte digitali hanno portato poi a identificare la donna, una costumista conosciuta nel suo paese che era ritornata in Italia due mesi fa per fare un corso di specializzazione all'Accademia di Brera.

Condivideva una stanza con la coppia indiana, che in Questura a Milano ha detto di aver lasciato Mahtab a letto che stava ancora dormendo. Quel giorno la vittima avrebbe dovuto lasciare la stanza per trasferirsi da una connazionale. Pero' le telecamere a circuito chiuso della stazione ferroviaria veneziana ha immortalato i due indiani con un trolley e la testimonianza di un tassista lagunare ha chiarito che poco prima di mezzanotte del 27 gennaio i due stranieri gli avevano dato 500 euro per portarli fino a piazzale Loreto.

Data la piega che le indagini stava prendendo, i due indagati si sono presentati alla 'mobile' con un avvocato riferendo di aver trovato Mahtab morta perche' "aveva bevuto tanto whisky", non sapendo che era stata gia' accertata la causa della morte per strangolamento.
Cosi', messi alle strette dai poliziotti i due sono crollati e hanno confessato (ma solo di aver occultato il corpo) , riferendo tra l'altro di essere andati in treno a Lecco, con il cadavere della donna nascosto nel trolley, perche' senza patente e senza auto, pensando di gettare il corpo nel lago, ma di aver desistito per la presenza di troppa gente in quella localita'.

Cosi' hanno deciso di spostarsi a Venezia, scaricando in laguna il corpo, pensando di essere al sicuro e di non venire mai scoperti. Il corpo nudo, però, è riemerso dalle acque e sono scattate le indagini della squadra mobile di Venezia che poi aveva coinvolto la polizia di Milano che ha svolto gli accertamenti sui luoghi e le persone frequentate dalla vittima.

Secondo quanto reso noto dal capo della Squadra Mobile di Milano Alessandro Giuliano, i due cittadini indiani hanno confessato appunto di aver occultato il cadavere della loro coinquilina, la 29enne iraniana studentessa all'accademia di Belle Arti di Brera, Mahtab Savoji. Non hanno però confessato il delitto. I due sostengono di aver trovato la ragazza gia' morta nella giornata di lunedi' 27 e raccontano di aver perso la testa, decidendo di nascondere il cadavere.

LA TESTIMONIANZA - Per tornare a Milano da Venezia i due indiani avevano prima controllato in stazione la partenza di treni, ma alle 23.30 ormai era troppo tardi. Dovevano rientrare assolutamente a casa perche' l'indomani dovevano andare al lavoro e cosi' si sono accordati con un tassista per 500 euro. L'autista aveva chiesto per il viaggio 650 euro ai due.

"L'uomo si e' avvicinato all'auto - racconta il tassista - battendo sul finestrino. Mi ha detto che avevano perso il treno, chiedendomi cosa avrei preso per la corsa. La donna non l'ho vista se non quando si e' incamminata verso di me provenendo dal Ponte di Calatrava". Il testimone, che ha riconosciuto in una foto i due indagati, ha riferito che questi ultimi non avevano alcun bagaglio. Quindi il trolley, secondo la squadra mobile lagunare, sarebbe stato gettato via nel tragitto dal Lido a Venezia.

"L'indiano aveva con se solo 50 euro, ma mi ha garantito che avrebbe pagato l'intera somma appena giunti a Milano - ha detto ancora il testimone -. Erano tranquilli, e durante il viaggio hanno parlottato nella loro lingua. Poi, giunti nei pressi di Vicenza, si sono addormentati fino all'arrivo nel capoluogo lombardo, alle 2.30. Dovevo raggiungere la stazione Centrale, ma l'indiano mi ha fatto fermare in Piazzale Loreto perche', mi ha detto, doveva prelevare il denaro dal bancomat. E' sceso dal taxi, lasciando la donna in auto. Poi e' tornato dandomi 500 euro in banconote da 50 nuove, prima di congedarsi assieme alla ragazza".

Fissati per martedì mattina, alle 10.30 in carcere, gli interrogatori di garanzia dei due indiani fermati. L’udienza di convalida dei fermi si terrà davanti al giudice per le indagini preliminari Chiara Valori. Resta ancora da chiarire il movente dell’omicidio.