Milano, 31 gennaio 2014 - L'ultimo episodio di una serie che tende ad allungarsi risale a mercoledì, sul treno 2662 Milano-Cremona-Mantova, nella zona di Lodi. Due extracomunitari hanno minacciato un capotreno e distrutto due sedili. Lunedì sera due marocchini ubriachi, che si aggiravano fra le vetture, litigando fra di loro, inveendo e agitando una bottiglia di vetro, hanno minacciato un capotreno donna sul 10484 Treviglio-Cremona. Il giorno dopo un capotreno è stato colpito con un pugno in pieno viso, che gli ha procurato la frattura del setto nasale, sul treno 226 da Rescaldina a Milano. Quello delle aggressioni al personale viaggiante è un fenomeno in aumento: nel 2012 si sono verificati 25 casi, nel 2013 sono saliti a 32. Nel 2012 la Polizia ferroviaria ha individuato gli autori di 15 episodi, lo scorso anno quelli di 8.
 

Sono 560 per un territorio come quello della Lombardia percorso ogni giorno da 150 convogli di Trenitalia e 2160 di Trenord del trasporto regionale. Ne sarebbero necessari molti di più, anche il doppio. Sono gli agenti del Compartimento di Polizia Ferroviaria della Lombardia. Ventidue posti Polfer distribuiti per la regione e a Milano Centrale anche una squadra di polizia giudiziaria con 30 addetti. L’organico è questo, i numeri impongono i loro condizionamenti. Lavorano 24 ore su 24 gli uffici di Milano Centrale, Milano Porta Garibaldi, Milano Lambrate, Brescia, oltre alla squadra di pg. Gli altri coprono orari che possono essere dalle 7 alle 19 o dalle 7 all’una di notte.

Ci sono ancora numeri, quelli che testimoniano di un grande impegno e dei risultati raggiunti, anche in regime di ristrettezze. Nel 2012 gli arresti sono stati 187, nel 2013 257. Nel primo semestre dello scorso anno sono stati individuati con denunce, arresti, recupero delle refurtiva i responsabili di 599 episodi fra rapine e furti. Nel 2012 le scorte a bordo sono state 8264, nel 2013 9155. Nelle stazioni, nel 2012, sono state impiegate 27.933 pattuglie, l’anno dopo 28.799. Molte domande per Francesco Costanzo, direttore dell’ufficio secondo del compartimento Polfer della Lombardia.
 

Come si individua la criticità di una linea, di una tratta?
«Ogni comandante Polfer segnala quotidianamente. Esiste all’interno del compartimento un nucleo scorte che, quando la criticità è assodata, indirizza le attività di scorta a bordo. Si fa prevenzione con agenti in divisa sul treno e si interviene in borghese per reprimere il fenomeno criminoso».
 

Il treno può collegarsi alla polizia?
«Nel nostro Compartimento c’è un cot, centro operativo telecomunicazioni, che coordina le pattuglie. Il capotreno viene avvertito da una signora alleggerita del portafglio. C’è motivo di ritenere che il borseggiatore si trovi ancora sul treno. Il capotreno chiama il numero 1600 ed è in collegamento diretto con il cot, che avverte il posto Polfer, a seconda di dove il treno si trova e di dove effettuerà la prima fermata. C’è un lancio di sassi. Il treno, ovviamente, non si ferma. Il capotreno chiama il cot e si interviene sul luogo del lancio».
 

Chi è il ladro di treno?
«Quello che chiamiamo “lof”, ladro operante in ferrovia, è un signore regolarmente munito di biglietto, aspetto presentabile, straniero ma anche italiano. Molti “lof” preferiscono colpire prima della partenza, quando il viaggiatore ha appena finito di collocare il bagaglio. Agiscono e scendono. Sono molto presi di mira i turisti stranieri, giapponesi e cinesi. Da parte nostra, c’è un’attenzione particolare quando il treno è “garato”, come si dice in gergo tecnico, ossia 10 o 15 minuti prima della partenza. Negli ultimi tempi abbiamo bloccato in Centrale cinque polacchi che usavano questa tecnica».
 

Il rapinatore?
«Sceglie le sue vittime fra i passeggeri che viaggiano in posizione isolata, defilata. Per questo consigliamo di non viaggiare in una carrozza vuota, soprattutto nelle ore serali e notturne, ma di stare vicino agli altri passeggeri. Spesso si tratta di rapine senza armi, un pugno, uno schiaffo. I rapinatori sono soprattutto stranieri».

gabriele.moroni@ilgiorno.net