Milano, 29 gennaio 2014 - Le aveva assunte una dopo l'altra, per poi violentarle e costringerle a una vita di minacce, vessazioni e botte. E' stato condannato a 10 anni di carcere l'imprenditore che per quasi un decennio ricattò e minacciò tre sorelle sudamericane pretendendo da loro rapporti sessuali. Per questo G.M., 75 anni,  ai tempi titolare di una ditta di materie plastiche nell'hinterland milanese, e' stato condannato dai giudici della nona sezione penale del Tribunale di Milano a 10 anni di carcere con l'accusa di violenza sessuale e maltrattamento.

La vicenda, per cui l'uomo e' finito sotto processo e che va inquadrata anche come un pesante caso di mobbing, è venuta a galla nel 2011 quando le tre donne, assunte rispettivamente nel 2001, 2002 e 2003, hanno trovato il coraggio di denunciare alla polizia le 'torture' che avevano subito. Alla prima, secondo le indagini, l'uomo aveva messo a disposizione una casa per consentirle di ospitare i figli, una volta arrivati in Italia. Un gesto di generosita' apparente perche' in cambio, e facendo anche leva sulla promessa di aiutarla nelle pratiche di ricongiungimento familiare, l'uomo avrebbe preteso che si sdebitasse: l'avrebbe costretta a fermarsi nel suo ufficio dopo la chiusura dell'azienda costringendola a rapporti sessuali.

E poi le molestie e le vessazioni al punto da impedirle persino di andare in mensa per il pranzo. Un incubo durato fino a quando nel 2011 l'operaia si e' licenziata. Un trattamento non diverso sarebbe stato riservato anche alla seconda sorella alla quale addirittura, prima di violentarla, avrebbe anche imposto come condizione contrattuale di non restare incinta. Quando poi lei scopri' di essere in attesa di un figlio fu l'inferno: maltrattamenti senza sosta anche sul luogo di lavoro con lo scopo di obbligarla a dimettersi. Alla fine, con un pretesto, fu lui a licenziarla.

Con la terza sorella, assunta in fabbrica nel 2003, l'imprenditore si era limitato ad approcci e molestie nel corso del tempo, ma sempre ricattandola o minacciandola di licenziarla se non si fosse arresa alle sue richieste di rapporti sessuali. Per questo l'uomo, oltre ai 10 anni di carcere, e' stato condannato a versare alle sue vittime un risarcimento rispettivamente di 350 mila euro, 150 mila euro e 80 mila euro. Cifre calcolate dal collegio, presieduto da Fabio Roia, in base alla gravita' delle 'persecuzioni'.