Milano, 17 gennaio 2014 - «Qualcuno riderà di me, ma ve lo posso garantire: non ho avuto dubbi, neanche per un istante». E a sentire la voce di Mario, cinquantacinquenne dipendente di Trenord, viene da credergli sulla parola: «Quando ho visto quei soldi — garantisce lui — mi sono subito attivato per restituirli». Così il portafogli dimenticato è tornato nelle tasche di chi l’aveva perduto. Mercoledì pomeriggio, siamo alla stazione di Milano Cadorna: Mario nota un borsello abbandonato sotto una sedia della sala d’attesa. Lo raccoglie, ci guarda dentro: c’è un bel gruzzolo in contanti, più assegni e carte di credito con tanto di codice Pin. Quasi 330mila euro: «Una discreta sommetta», scherza il benefattore. C’è anche la foto dello sbadato di turno, un imprenditore bergamasco sulla settantina: «In un attimo — riflette Mario — è venuto fuori il mio istinto di padre di famiglia». Cioè? «Ho pensato: “Forse doveva concludere qualche affare per i figli, starà male ora”. Ti balenano in testa mille idee in quei momenti...».

Compresa quella di mettersi tutto in saccoccia? «Mai e poi mai. Sarebbe stato pane avvelenato». Mario non esita. «Ho telefonato al numero sul biglietto da visita e mi ha risposto una segretaria. Mi ha detto: “Adesso lo chiamo e vi metto in contatto”». Nel frattempo, il ferroviere si dirige negli uffici della Polfer per denunciare il ritrovamento. In pochi minuti, arriva pure il proprietario: «Mi ha abbracciato e mi ha ringraziato tantissimo — sorride Mario —. Mi ha detto: “Oggi è la mia giornata fortunata”. Siamo pure andati a bere un caffè insieme». E poi? «Me ne sono tornato a casa, passerò a trovarlo una volta». E sua moglie? «Si è messa a piangere per l’emozione, ma non è rimasta sorpresa: siamo fatti così».

nicola.palma@ilgiorno.net