Milano, 1 gennaio 2014 - «Vediamo come spara questa pistola». L’arma è una calibro 765 che Andrea Vitiello, 26 anni e una condanna per spaccio che sconta ai domiciliari dal 23 novembre, punta dritto a due ragazzi che incrocia per caso sotto la sua abitazione, alle 6.30 del mattino. Uno lo centra all’addome, è gravissimo, «un centimetro sopra e sarebbe morto», dicono i medici. L’altro lo prende ad una gamba e ad un ginocchio, un terzo ragazzo riesce ad abbassarsi dietro un’auto parcheggiata, ma lo vede in faccia e lo riconosce subito dopo, dalla foto segnaletica della polizia. Vitiello è al commissariato Scalo Romana già alle 16 del pomeriggio di ieri e in serata è in stato di fermo a San Vittore per duplice tentato omicidio. Il suo progetto di follia comincia nelle prime ore di ieri mattina, gira senza meta insieme ad un amico, «vuole sparare», dicono gli investigatori, cerca una vittima.

Via Nicola Romeo è un complesso di palazzoni tutti uguali, il quartiere è quello delle «Terrazze», diviso dal Gratosoglio solo da via dei Missaglia, estrema periferia di Milano. La notte di Capodanno, in un appartamento al civico 5 di via Romeo, c’è una festa, un brindisi fra compagni di università, una serata tranquilla. Alle sei del mattino, i tre ragazzi escono di casa per andare alle macchine parcheggiate a poca distanza dal civico 5. Due camminano insieme e saranno le vittime, il terzo si allontana, Vitiello non si accorge di quella terza presenza, lui sarà il testimone chiave. «Quando ci stavamo dirigendo verso l’auto si è avvicinata una persona, un ragazzo vestito di nero, in compagnia di un altro suo coetaneo. In un tono che al momento sembrava scherzoso ha detto, “vediamo come spara”, non abbiamo fatto in tempo a capire cosa stava succedendo». Il primo colpo della calibro 765 va a segno, colpisce Marco Giulio C. di 23 anni, studente di Biotecnologie al Politecnico, il secondo trapassa la coscia destra di Karim, F., 25 anni, studente di Scienze politiche alla Statale. Ma Vitiello non ha finito, il terzo colpo si conficca nella rotula, ancora di Karim. Poi si dilegua, anche se la polizia lo troverà due ore dopo in casa, nell’appartamento al civico 7 in cui vive con la madre, che ieri non c’era.

Negli attimi concitati il terzo giovane fa in tempo a fuggire, a ripararsi, si salva, dicevamo, e racconta. Alle nove, due ore e mezzo dopo l’aggressione, la polizia suona alla porta di Vitiello che dovrebbe stare ai domiciliari. I sospetti si concentrano su di lui, che cade subito in contraddizione, in un tentativo di racconto sgangherato, dicono gli investigatori. Le prove contro il giovane sono schiaccianti: in casa e sul balcone ci sono anche altri bossoli uguali a quelli trovati sulla strada, perché Vitiello, ne sono convinti gli inquirenti, ha tentato di sparare ancora, prima e dopo il tentato omicidio. C’è una tragedia che ha segnato la vita di Andrea, suo padre, Ettore Vitiello, titolare di un’agenzia di lavoro interinale al Corvetto, è stato ucciso due anni fa con venti coltellate da Alessandro Cozzi, ex conduttore televisivo, dopo una lite per un debito di 17mila euro.

Anna Giorgi
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