Milano, 31 dicembre 2013 - E' amareggiato Maurizio Gussoni: "Spiace molto chiudere così un’avventura lunga 14 anni: ci abbiamo sempre messo il massimo impegno". Oggi la Croce Rossa lascerà il Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli: troppo scarni i compensi giornalieri rivisti al ribasso dal Ministero dell’Interno, "impossibile gestire così la struttura", riflette il presidente regionale dell’associazione.

Il bando della Prefettura fissa come base d’asta la cifra di 40 euro per ospite, voi ne avete offerti 60.
"Al di sotto di quella soglia, non siamo in grado di garantire i servizi necessari: è quello il costo minimo, noi applichiamo il contratto pubblico. Rispettando le regole, cosa che non si può dire di altri".

Quindi, secondo lei, il tetto stabilito dal Viminale è troppo basso?
"Direi di sì. Altrimenti si rischia di finire come nei Cie dell’Emilia Romagna: lì sono emersi casi di dipendenti non pagati e straordinari non retribuiti".

Casi che hanno spinto qualche mese fa la Prefettura ad annullare la prima gara, vinta dal consorzio che ha già gestito i centri di Modena e Bologna.
"Appunto".

E ora?
"Spero che i vincitori del bando siano in grado di mantenere i nostri standard, anche se dubito che riusciranno a farlo a quelle cifre. Noi abbiamo faticato tanto, non senza rimetterci. Per non parlare del fatto che noi non puntiamo a fare utili, i privati invece sì".

Quanto avete perso?
"Tra i 4 e i 5 milioni di euro nell’arco dei 14 anni, fino a 100 mila euro al mese".

Il motivo?
"Il progressivo calo degli ospiti della struttura: i contratti che abbiamo stipulato all’inizio erano pensati per dare assistenza a 110-120 ospiti. Poi, però, quei numeri si sono progressivamente ridotti, con calo degli introiti. Abbiamo chiesto più volte al Ministero di rivedere gli accordi, ma non ci hanno mai dato ascolto".

In quanti si ritroveranno senza occupazione?
"Una quarantina in tutto. Si tratta di lavoratori altamente qualificati, che si sono specializzati negli anni proprio nell’assistenza degli immigrati, e che fino all’ultimo hanno dimostrato grande attaccamento e abnegazione: pensi che l’altra notte, a 2 giorni dalla scadenza del contratto, alcuni di loro si sono detti disponibili a prolungare il turno di 24 ore per ovviare a un’improvvisa carenza di personale. È difficile e ingiusto dire a queste persone che dal primo gennaio devono restare a casa".

Domani il Cie si svuoterà fino a inizio febbraio per lavori di ristrutturazione. In tanti ne chiedono la chiusura definitiva: lei cosa ne pensa?
"Se parliamo di ordine pubblico, credo che strutture come i Cie siano necessarie, anche se va fatta una profonda riflessione sulla gestione. Così come bisogna mettere mano al sistema in generale: non è possibile che un immigrato che ha scontato una pena in carcere arrivi in via Corelli ancora in attesa di identificazione".

nicola.palma@ilgiorno.net