Milano, 31 dicembre 2013 - Il gel dei miracoli non è servito solo a rimodellare seni e glutei femminili. Anche tra gli uomini c’è chi si è rivolto speranzoso al chirurgo estetico contando sulle proprietà delle celebri fiale di Macrolane per migliorare le dimensioni del proprio organo sessuale. Gonfia di qua, gonfia di là, i giudici milanesi, ormai quasi abituati a trattare cause per seni rifatti che poi cedono o scoppiano, si sono trovati stavolta di fronte a un caso decisamente più raro di esplosione di pene (nel senso maschile).

M.M., un sessantenne di origini calabresi ma residente nel Reggiano, professione camionista, evidentemente non soddisfatto di quanto avuto in dote da madre natura, tempo fa scovò sul web la possibilità di affidarsi alle mani esperte della dottoressa G.V., romena, studi in mezza Italia e collaboratrice della milanese La Clinique. E così andò. Tecnicamente, dicono gli atti, si era trattato di «impianto retro pubico di Macrolane (gel iniettabile a base di acido ialuronico) finalizzato ad aumentare le dimensioni del pene».

Il problema, però, è che poco tempo dopo, nel bel mezzo di un rapporto sessuale, lo sfortunato M. sentì una specie di botto ravvicinato, accorgendosi, un secondo più tardi, che a esplodere era stato proprio il suo fallo. Evidentemente insensibile ai possibili traumi psicologici di “starlette” dal seno rifatto così come di maschi non troppo dotati, il gel dei miracoli aveva mietuto un’altra vittima.

Nel caso di M.M., passati il dolore e l’infezione è scattata la querela nei confronti della celebre dottoressa che ancora oggi domina sui siti di chirugia estetica, dove espone anche le foto dei suoi pazienti prima e dopo l’intervento. In relazione al caso di M., però, la Procura le ha contestato il reato di lesioni colpose gravi, dato che dall’intimo scoppio del poveretto era derivata «un’infezione con estrusione del gel da flogosi dell’asta peninea» guaribile in 40 giorni.

Per di più, sempre secondo l’accusa, il medico non si era curata di approfondire le eventuali controindicazioni all’intervento (il paziente era diabetico) e non aveva ottenuto neppure l’obbligatorio consenso informato, avendo molto sorvolato sui possibili rischi. L’aspetto paradossale della vicenda è che il consulente medico-legale della Procura ha attestato che le misure della parte lesa (in tutti i sensi) erano assolutamente normali. Il processo, comunque, non si farà: alla prima udienza, M. ha revocato la querela dopo aver intascato un risarcimento di 8 mila euro.
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