Milano, 30 dicembre 2013 - "Lombardia", sarà probabilmente questo il semplice titolo dell'inno che Mogol ha scritto insieme a Mario Lavezzi. Il paroliere non nasconde di essere "molto dispiaciuto" per il "sacco di balle" che sono state dette sull'inno: "Nessuno l'ha sentito, ma tutti lo giudicano. E' una canzone che ha del feeling con un ritornello easy e - anticipa il famoso paroliere - un assolo di chitarra elettrica che gli ha dato un profumo quasi rock".

Proprio questa "sfumatura di arrangiamento", caldeggiata da Maroni, "e' diventata - si duole Rapetti - una notizia". "Ho scritto l'inno per niente, perche' sono attaccato alle mie origini, non mi aspettavo - sottolinea - tanta ostilita', forse si e' scatenata perche' qualcuno ha pensato che lo abbia fatto per un partito, ma a me non interessa la politica, ho sempre fatto una vita riservata". Cosi' il testo dell'inno e' diventato "un modo di scrivere della mia infanzia, di una strada di periferia dove la gente si prestava le cose e non si voltava dall'altra parte quando vedeva qualcuno star male".

CONTRO LA DROGA - Mogol ha fondato la nazionale cantanti e il Cet ("centro universitario di eccellenza dove - sottolinea - ho messo tanti soldi e non ho mai guadagnato nulla") ed e' sempre stato in prima linea contro la droga. Cosi', quando poco prima di Natale hanno bussato alla sua porta, praticamente nello stesso giorno, le comunita' di recupero di don Pierino "Incontro" di Amelia (Terni) e di Sorella Amelia di Molteno (Lecco), chiedendogli un intervento contro gli stupefacenti, Mogol non ha avuto nessuna esitazione.

"La droga e'una strega che ti rubera' il corpo e l'anima. La strega - ha scritto - entrera' nella testa e nella voce di un ragazzo che ti invitera' a provarla: "Una canna o una sniffata cosa vuoi che sia? Provare non costa niente..." e invece ti costera' la vita".

"Funziona?" chiede ansioso il paroliere, sperando che il messaggio circoli il piu' possibile e che magari un giovane se ne ricordi proprio nel momento in cui gli verra' offerto il primo tiro di canna o di coca. "Per me
basterebbe salvare un ragazzo dalla tossicodipendenza per avere successo" dice l'artista, che si augura che qualcuno chieda al Ministero della Sanita' di adottare il suo scritto come messaggio sociale, da diffondere nelle scuole. Lui, da parte sua, seppur refrattario ai social network, per divulgare il piu' possibile l'appello antidroga si dice pronto anche ad aprire un account su Twitter, dove magari cinguettera' anche la nascita dell'inno lombardo