Milano, 29 dicembre 2013 - Se ne andò sbattendo la porta il 3 aprile del 2005. Dopo diciannove anni sul podio. Sfiduciato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori della Scala (circa 700 favorevoli, 3 astenuti e 2 contrari): «Una scelta obbligata — la definì Riccardo Muti nella lettera di dimissioni inviata al Consiglio d’amministrazione della Fondazione lirico-sinfonica — l’ostilità manifestata in modo così plateale rende impossibile proseguire un rapporto di collaborazione che dovrebbe essere fondato su armonia e fiducia».

Da quel giorno, il maestro non ha più rimesso piede al Piermarini. Ora, però, in via Filodrammatici stanno preparando il grande ritorno: il sovrintendente in pectore Alexander Pereira ci sta lavorando da un po’, c’è già stato un primo incontro tra i due al Teatro dell’Opera di Roma («Ho visto uno il cui cognome inizia per M...», ha confessato con un sorriso il manager austriaco). D’accordo pure il futuro direttore principale Riccardo Chailly: «Ha fatto la storia di questo teatro». E i musicisti? Cosa ne pensano? Francesco Lattuada, violista e delegato della Cgil, dà il via libera: «È giusto mantenere un rapporto forte con i grandi del passato — argomenta — quindi con Abbado e Muti, ma anche con il maestro Daniel Barenboim, che andrà via alla fine dell’anno prossimo». Del resto, chiosa, «così si fa nei teatri internazionali: passioni e rivalità ci stanno eccome nel nostro mondo, ma a un certo punto bisogna anche immaginare un futuro più maturo per la Scala».

Nessuna  preclusione neppure dal violista Giuseppe Nastasi, rappresentante sindacale della Fials, che allarga il discorso: «L’idea di Pereira mi trova favorevole, al di là del discorso legato al ritorno di Muti al Piermarini». Che non sarà certo «una passeggiata», per usare le parole del violinista Francesco Tagliavini, membro della Commissione artistica: «Inutile negare che in passato ci sono stati scontri tra caratteri forti — ragiona — anche se a dire il vero l’orchestra non giocò un ruolo determinante nella sua dipartita». Detto questo, «è ora di voltare pagina: dobbiamo finirla con gli esilii trentennali». Riferimento senza bisogno di sottotitoli a Claudio Abbado, tornato a dirigere la Filarmonica della Scala (da lui stesso fondata nel 1982) dopo 26 anni di lontananza. Per Muti l’attesa potrebbe durare molto meno.

di Nicola Palma

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