Milano, 10 dicembre 2013 - "Adesso intervenga l’Italia. Noi abbiamo fatto di tutto ma serve altro per riportare a casa le coppie bloccate in Congo. Serve essere ascoltati dalle autorità congolesi. Serve capire come e perché la procedura si è bloccata e soprattutto serve capire chi la può sboccare. Probabilmente le massime autorità di Kinshasa". Maurizio Sammartin è il presidente di Cinque Pani l’ente per le adozioni internazionali che in Congo ha dodici coppie, tra loro una lombarda, 6 toscane e una perugina. Padre adottivo e presidente per puro spirito di volontariato, non riesce a darsi pace. Tutto, dice, era stato fatto in regola. Con le autorità congolesi dopo la visita della ministra Kyenge c’era un accordo formale ma chiaro. All’arrivo in Africa passaporti dei genitori e dei bambini era stati consegnati alla Dgm, il Dipartimento generale per la migrazione, i tempi sembrava rientrarre nella normalità poi il blocco e il timbro sul visto d’uscita dei bimbi che non viene messo. In Congo però non ci sono più le coppie francesi.

Loro con i bimbi hanno preso un aereo e se ne sono tornati a Parigi. A Kinshasa rimangono italiani, spagnoli e canadesi. Bloccati nei residence o negli orfanotrofi, 52 adulti e 32 bimbi chiusi in una bolla temporale senza sapere quando potranno ritornare a casa. Già i francesi però sono a Parigi e noi. Agli italiani al massimo l’ambasciatore consiglia di ritornarsene senza i figli e di aspettare. «Folle e inaccettabile – dicono i genitori – ma come si può fare una proposta simile. Non siamo in vacanza e qui non lasceremmo dei bagagli ma i nostri figli». E allora il paragone corre con la Polonia dopo per 120 ultras laziali finiti dietro le sbarre la Farnesina si è mossa e subito, inviando anche un funzionario ad hoc mentre in Congo c’è il solo ambasciatore.

Gli enti per l’adozione sono preoccupati vorrebbero un impegno più mirato. Il problema, fanno sapere, è capire perché tutto si è bloccato. Chi ha deciso il congelamento i visti e poi intervenire direttamente con il presidente della Repubblica democratica del Congo o con il suo gabinetto. L’ideale sarebbe un inviato speciale dal ministero degli Esteri che tratti solo ed esclusivamente questo problema. In alternativa invitare una delegazione congolese a venire, subito, a Roma per incontrare la Cai, Commissione adozioni internazioni Il rientro una volta messo il timbro sui passaporti potrebbe essere immediato. Gli enti stanno tenendo prenotazioni su tutti gli aerei utili. C’è comunque un piano per fare rientrare tutti nel più breve tempo possibile, magari a scaglioni. I francesi ci sono riusciti, gli americani non hanno problemi, e noi invece… «Possibile che Italia conti sempre meno degli altri», si chiedono 52 adulti e 32 bimbi dalla loro bolla temporale in Congo.

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