Milano, 6 dicembre e 2013 - L’ex imam della moschea milanese di viale Jenner, Abu Omar, e’ stato condannato dal gup di Milano Stefania Donadeo a sei anni di reclusione con l’accusa di associazione per delinquere con finalita’ di terrorismo internazionale. L'ex imam e' stato processato con rito abbreviato in contumacia, perche' si trova in Egitto. Per lui il procuratore aggiunto di Milano, Maurizio Romanelli, aveva chiesto la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione. Il 16 dicembre, invece, in Cassazione si terra' l'udienza per gli ex vertici del Sismi, Nicolo' Pollari e Marco Mancini, condannati rispettivamente a 10 e 9 anni di reclusione. 

La sentenza di condanna arriva a quasi 11 anni di distanza dai fatti contestati a causa del sequestro dell'imputato, che ha intralciato l'indagine svolta dalla Digos sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Armando Spataro. Risalgono al 2005 i due provvedimenti di cattura emessi poi nei suoi confronti e negli anni successivi il magistrato ha più volte chiesto invano all'Egitto la possibilità di interrogarlo prima della chiusura dell'indagine, che poi è stata ereditata da Romanelli. 

 

"HO SOLTANTO PROFESSATO LA MIA FEDE" - Abu Omar ha sempre respinto l'accusa di terrorismo internazionale e ha sempre detto di essersi ''limitato ad aderire ad un percorso politico-ideologico per professare il proprio credo e la propria fede''. Lo ha spiegato il suo legale, l'avvocato Carmelo Scambia, parlando con i cronisti dopo la sentenza di condanna a sei anni per terrorismo internazionale a carico dell'ex imam. L'avvocato Scambia ha chiarito che Abu Omar si trova ad Alessandria d'Egitto, tecnicamente libero ''ma ha tanti occhi che lo seguono e deve dimorare nel paesino in cui e' senza poter andarsene''. ''Davo per scontato l'esito di questo processo - ha spigato il legale - c'era da stabilire solo la quantificazione della pena che in linea teorica poteva arrivare anche a 10 anni. Ora vedremo le motivazioni e vedremo anche se ci saranno riferimenti al rapimento che ha subito''. L'avvocato ha chiarito inoltre che Abu Omar ''aspettava tranquillo di capire cosa sarebbe successo in questo processo, ma lui ha sempre respinto le accuse''. Le motivazioni della sentenza arriveranno tra quaranta giorni.

 

IL SEQUESTRO - Un reato che avrebbe commesso fino a quando, il 17 febbraio 2003, è stato sequestrato in Italia dalla Cia proprio mentre era indagato dalla Digos. Abu Omar fu prelevato da un commando di agenti della Cia nei pressi della moschea di viale Jenner e trasferito in carcere in Egitto, dove il religioso ha raccontato di essere stato torturato e sodomizzato nel corso degli interrogatori e di essere stato detenuto per anni senza che gli venissero formalizzate accuse.

 

L'ACCUSA - In base a quanto ricostruito dalla procura e riportato nel capo di imputazione, Abu Omar si sarebbe associato con altre tredici persone, quasi tutte già condannate nel corso degli ultimi anni in procedimenti separati, "allo scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo internazionale, in Italia e all'estero, all'interno di un'organizzazione sovranazionale, localmente denominata con varie sigle (tra cui Ansar Al Islam), comunque operante sulla base di un complessivo programma criminoso, condiviso con similari organizzazioni attive in Europa, Nord Africa, Asia e Medio Oriente". Nell'ambito della vicenda del sequestro sono gia' state emesse 33 condanne, tra cui 23 definitive per agenti della Cia. 

Secondo l'accusa, tra gli appartenenti a tale organizzazione figurano El Ayashi Radi Abd El Samie Abou El Yazid (alias Merai), Muhamad Majid (alias Mullah Fouad), Abderrazak Mahjoub, Bouyahia Maher Ben Abdelaziz, Housni Jamal (alias Jamal Al Maghrebi), Mohamed Amin Mostafa, Mohammed Tahir Hammid, Ciise Maxamed Cabdullaah, Daki Mohammed, Toumi Ali Ben Sassi, Trabelsi Mourad, Drissi Noureddine e Hamraoui Kamel Ben Mouldi.