Milano, 23 novembre 2013 - «Ladri di biciclette», il film di Vittorio De Sica, format del realismo cinematografico postbellico, 65 anni fa mostrava un’Italia in grande difficoltà dove si rubavano biciclette per necessità e il danno arrecato ai derubati era incommensurabile. Oggi il furto di biciclette è diventato un business. Molti furti avvengono su commissione, le bici rubate spesso servono come merce di scambio per la droga, interi negozi vengono svuotati con danni quantificabili in diverse centinaia di migliaia di euro. Non infrequenti i casi di furgoni, contenenti le bici di squadre professioniste, svaniti nel nulla. Se ne è parlato a Milano nel primo convegno nazionale, organizzato da Fiab (Federazionne italiana amici della bicicletta) avente per tema, appunto, i furti di biciclette. Fiab calcola che su 4 milioni di bici circolanti, ogni anno ne vengano rubate 320 mila con un danno diretto di 150 mila euro.

E non è vero che una bici rubata porta all’aquisto di una bici nuova. Al contrario, nella maggioranza dei casi, per non farsela rubare ancora, il derubato acquista un “catorcetto” al mercato nero, proveniente molto spesso da un furto. È una catena perversa che si autoalimenta. La paura dei furti è il secondo motivo (il primo è la sicurezza) che scoraggia l’uso della bici in città. Ma il paradosso è che sono molto pochi i derubati che denunciano il furto (a Milano solo il 22%), primo passo per interrompere la catena criminale. Anzitutto occorre un rapporto fattivo con le istituzioni per rendere le città a misura di ciclista.

Non solo piste ciclabili, ma anche gli appositi archetti per legare le due ruote in modo sistematico. E non quelli bassi, dove non si può ancorare il telaio… Il modello migliore è quello della U rovesciata che consente di legare telaio e ruota anteriore agevolmente, lasciando catena e lucchetto in alto, così è più difficile per un ladro tranciarli (l’operazione è più facile se si può fare leva sul marciapiede). Fiab propone la marchiatura unica e nazionale dei telai con il codice fiscale del proprietario, l’adozione di un libretto e l’iscrizione del mezzo a una banca dati pubblica e nazionale (che deve ancora vedere la luce). La strada è lunga, ma intanto il ciclista che non vuol farsi rubare la bicicletta può seguire i consigli di Fiab. E, soprattutto, usare un buon mezzo di ritenuta (i migliori sono gli archetti rigidi) e se occorre anche due, legando sempre il proprio mezzo a un sostegno fisso. I buoni antifurti sono cari, ma è una spesa che vale la pena di affrontare.