Milano, 22 novembre 2013 - I giovani lombardi vivono soli o torna a casa? Solo uno su tre riesce ad emanciparsi dalla famiglia e continua a vivere da solo dopo essere uscito di casa per studio o per lavoro, mentre gli altri 2 alla fine tornano dai genitori. E' quanto emerge dal Rapporto Giovani dell'Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell'Universita' Cattolica, presentato oggi alla Camera di Commercio di
Monza e Brianza.

Secondo la ricerca il dato lombardo e' di poco inferiore alla media nazionale (69,7%), che indica come la famiglia rappresenti l'unica certezza per la generazione dei 'millennials', ossia chi e' diventato maggiorenne nel nuovo millennio. Una certezza che diventa ammortizzatore sociale, dato che il 10,1% delle giovani lombarde che hanno provato a vivere da sole sono state costrette a tornare da mamma per difficolta' economiche, dato che si abbassa all'8,2% per i coetanei maschi.

Rispetto al resto degli italiani, i giovani lombardi lasciano la famiglia di origine piu' per sentirsi indipendenti (16,4% contro 12,9%) e meno per motivi di studio (29,1% contro il 35,9%). In ogni caso, Per migliorare le opportunita' lavorative, il 45,9% dei giovani lombardi e' disposto a trasferirsi all'estero, contro una media nazionale del 42%. Il valore è più alto per chi ha un contratto a tempo determinato (il 42,4% in Lombardia e il 38,2% come media italiana), ma che rimane rilevante (circa 1 su 3) anche tra chi ha un lavoro più stabile.

Rispetto alle generazioni precedenti, la carriera più che procurare prestigio sociale è intesa come miglioramento della possibilità di autorealizzazione e richiede impegno personale. E molto sentito è  l’aspetto del reddito. Tra i giovani lombardi che hanno un lavoro solo il 18,9% si dichiara pienamente soddisfatto, mentre il 16,6% lo è poco, il 2,7% per nulla (contro rispettivamente il 19,9% e il 3,8% del dato nazionale).

E se si chiede ai giovani il grado di soddisfazione della propria situazione finanziaria, i giovani lombardi sono più soddisfatti rispetto al dato nazionale: il 54,6% è generalmente soddisfatto della propria condizione, contro il 49,2% dei coetanei di fuori regione.

“Soltanto offrendo una maggiore stabilità nel lavoro dei giovani è possibile renderli più liberi. Liberi di progettare il proprio futuro, liberi di mettere su famiglia, liberi di diventare cittadini maturi ovvero persone che si assumono responsabilità e che in questo modo contribuiscono da protagonisti alla vita della comunità - ha dichiarato Carlo Edoardo Valli Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza - Credo che le istituzioni debbano operarsi su questo fronte e magari offrire ai giovani anche delle piattaforme attrezzate ovvero dei luoghi dove possono lavorare insieme in un’ottica di collaborazione.”