Milano, 25 ottobre 2013 - Lunedì al Circolo della Stampa viene presentata la sesta edizione del «Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione» (editore Cedam) di Ruben Razzante, docente della Cattolica. Occasione per un incontro sul tema «Sistema dei media e tutela dei diritti», moderato dal direttore del Giorno Giancarlo Mazzuca.

Professor Razzante, un tema scottante oggi.
«Ci sono molti problemi aperti. È in corso la riforma del codice deontologico sulla privacy, il garante e l’Ordine dei giornalisti si stanno incontrando per definire alcune modifiche, ad esempio una maggiore cautela nella pubblicazione di intercettazioni non di interesse pubblico».
Ultimamente c’è stato un nuovo caso Santoro...
«Infatti. Il rendere note intercettazioni che sono voyerismo e non hanno rilievo penale dovrebbe essere proibito. È il caso di giornalisti sempre più faziosi, conduttori di talk-show. Non è che il talk-show consente di fare teatro contravvenendo a tutte le norme deontologiche. Il giornalista che lo conduce deve comportarsi come quello del Tg, in maniera imparziale. Intervistare, come a “Servizio Pubblico”, una bulgara che racconta particolari privati sulla vita dell’ex premier non è diritto di cronaca, anche perché non è attuale».
Poi ci sono invece giornalisti che finiscono in carcere.
«Altro grande problema. Bisogna riformare il reato di diffamazione, anche per mettersi in linea con l’Europa che continua a dire che la detenzione per lesione di onore e reputazione è una ferita alla libertà di stampa. Il problema è che in Italia le norme sulla diffamazione sono ferme all’epoca fascista, c’è da fare un aggiornamento, dando anche più valore alla rettifica che in alcuni casi può essere riparatrice».
Ma anche l’editoria ha i suoi lati deboli.
«Gli editori in Italia, a parte il vostro, non sono editori puri. Tranne il gruppo Reuters, che si è dotato di uno statuto che consente di contrastare le posizioni dominanti. Ci sono limiti agli azionisti, soprattutto c’è obbligo all’indipendenza, l’integrità e alla lontananza da ogni condizionamento politico. Altre agenzie di stampa non ce l’hanno. Bisogna far sì che le società editrici non siano mai condizionate da interessi extraeditoriali».
Lunedì alle 17.30 al Circolo della Stampa, corso Venezia 48.

Rossella Minotti