Milano, 22 ottobre 2013 - Viale Famagosta, Milano, periferia sud, limite di velocità: 50 chilometri orari. Sembra un’autostrada, otto corsie suddivise da due cordoli di cemento, ma è una via cittadina, soggetta a limiti che molti reputano solo un consiglio. E’ sulla velocità che scivola il seguito della tragedia: una donna di 29 anni, la creatura in gestazione al settimo mese, il piccolo di 4 anni che la madre teneva per mano, tutti morti. Investiti in un attimo, alle 19,16 di domenica, mentre la donna, M.S.N., egiziana residente a Milano, ignora lo squallido sottopasso che porta in sicurezza alla stazione dell’Mm2, e invece attraversa, col pancione e col bimbo, la prima parte della carreggiata, quattro corsie, oltrepassa i new jersey, e là viene travolta da un’auto. Una “Citroen Picasso” il cui conducente, vuoi la pioggia e l’oscurità, non vede, non frena, ma poi si ferma più avanti, per verificare la ragione di un urto che pare non sapersi spiegare: lui è il primo a portare soccorso alla donna, pur non vedendo il bimbo, scaraventato dal colpo nello spazio vuoto tra i due new-jersey.

La velocità: i rilievi della polizia municipale puntano a quella, prima di inviare al pubblico ministero Marcello Musso i marginali esiti di una storia di morte troppo triste per emendarsi in articoli di codice penale. L’investitore, uno studente lavoratore di 28 anni, R.A.L., laureando in biologia e giocatore di basket per la serie C, è candidato all’iscrizione automatica nel registro degli indagati per omicidio colposo plurimo. E’ un atleta di un metro e 90 ed è risultato negativo ad alcol e narco-test. Ma se risultasse che la velocità che teneva fosse stata superiore al consentito, per lui scatterebbe la contestazione di una «colpa specifica», e questo certo anche al di là dell’attraversamento azzardato della sua vittima. Il giovane ha dichiarato ai ghisa di non aver seperato i 50 chilometri, «perché pioveva e non si vedeva nulla», ma saranno i rilievi tecnici e le telecamere presenti in zona a dirimere la questione.

Il punto d’impatto è a 50 metri dal sottopasso che porta alla metropolitana. Sull’asfalto non ci sono tracce di frenata, e l’auto che il ragazzo abbandona per tornare a piedi a verificare l’accaduto, è a 100 metri dal punto d’impatto. Violento, dato il terribile volo compiuto dalle vittime e lo stato della Citroen distrutta nella parte anteriore sinistra: la donna è sbalzata a 25 metri all’interno della carreggiata che non è riuscita ad attraversare, il bambino vola per 46 metri e finisce nell’intercapedine tra i due new jersey. Quel cemento che lo nasconde alla vista, per oltre un’ora, a tutti, finche non è il padre, cuoco in un locale a Milano, a chiedere di lui.
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