Milano, 19 ottobre 2013  - La Corte d'Appello di Milano ha determinato in due anni l'interdizione ai pubblici uffici per Silvio Berlusconi condannato definitivamente a 4 anni di reclusione per la frode fiscale nel processo Mediaset. La sentenza giunge dopo il rinvio per ricalcolare la pena accessoria deciso dalla Cassazione lo scorso primo agosto.

I giudici avranno 15 giorni di tempo per depositare le motivazioni, dopodiché Berlusconi farà nuovamente ricorso in Cassazione come l'avvocato Ghedini ha preannunciato. Dopo la decisione della Cassazione, che potrebbe arrivare tra fine 2013 e iniziò 2014, la decadenza del Cavaliere da Senatore dovrà essere comunque votata dalla Giunta elezioni del Senato e dal l'aula di Palazzo Madama.

 

ACCOLTA LA RICHIESTA DEL PG - E' stata così accolta la richiesta della pg Laura Bertolè Bertolè Viale. Nell'udienza di questa mattina il pg ha ricordato come la Cassazione, richiamando l'articolo 12 della legge speciale sui reati fiscali, n. 74 del 2000, abbia stabilito che nel calcolare la pena accessoria dell'interdizione si debba tenere conto della legge tributaria (che prevede un periodo da 1 a 3 anni). Nel ricalcolare la pena accessoria, il pg ha anche chiesto ai giudici di tenere conto che "la pena principale è stata calcolata in due terzi della pena massima. Con lo stesso criterio, ritengo che la pena accessoria debba essere di 2 anni".

 

LEGALI BERLUSCONI CHIEDONO 'MINIMO EDITTALE' - Prima della sospensione, i legali di Berlusconi Niccolò Ghedini e Roberto Bordoni, che sostituisce l'avvocato Franco Coppi, avevano chiesto che la pena accessoria fosse calcolata nel "minino edittale", cioè in un anno. Gli avvocati dell'ex premier avevano anche contestato "una sovrapposizione" tra l'articolo 28 del codice penale che regola l'interdizione dai pubblici uffici e della legge Severino, che stabilisce la decadenza per 6 anni di tutti i condannati in via definitiva a più di due anni.

 

LEGGE SPECIALE TRIBUTARIA  - Non solo. I legali i avevano sollevato davanti alla corte presieduta da Arturo Soprano l'incostituzionalità dell'articolo 13 della legge speciale tributaria. Per Ghedini e Bordoni, infatti, il fatto che Mediaset abbia pagato i 10 milioni di euro di risarcimento all'Agenzia delle Entrate dopo che Berlusconi, come riconosciuto dalla Cassazione, non era più ai vertici dell'azienda, di fatto lo ha danneggiato. L'articolo 13 della legge speciale tributaria prevede infatti che quando un imputato estingua contestualmente il contenzioso con l'Erario non debba più scontare le pene accessorie. Mediaset ha pagato il risarcimento in un momento successivo e il fatto che Berlusconi non fosse più in azienda, per Ghedini, ha procurato un danno a Berlusconi. I legali del Cavaliere hanno anche depositato il ricorso presentato il 7 settembre davanti alla Corte Europea di Strasburgo, alcune comunicazioni con la Corte e l'incartamento relativo al pagamento dei 10 milioni all'Agenzia delle Entrate. Documenti che il pg Laura Bertolè Viale ha definito "irrilevanti" ai fini del processo d'appello 'bis'.

 

LEGGE SEVERINO - I legali di Silvio Berlusconi hanno sollevato un'eccezione di costituzionalita' sulla legge Severino, in base alla quale il leader del Pdl dovrebbe 'decadere' dalla carica di parlamentare dopo la condanna definitiva per frode fiscale a 4 anni di carcere nella vicenda Mediaset. I egali sostengono che la legge violi l'articolo 25 della Costituzione, quello che prevede che nessuno puo' essere punito se non per una legge "entrata in vigore prima del fatto commesso". Secondo Ghedini e Borgogno, la legge Severino e' una "duplicazione" dell'articolo 28 del codice penale che disciplina l'interdizione dai pubblici uffici. Ci sarebbe quindi un "conflitto" tra queste due norme che la Consulta dovrebbe dirimere.

 

RICORSO IN CASSAZIONE - "Silvio Berlusconi farà ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello di Milano di quantificare in 2 anni la durata dell'interdizione dei pubblici uffici a cui il Cavaliere è stato condannato nell'ambito del processo Mediaset". Lo ha detto l'avvocato Niccolò Ghedini, difensore del Cavaliere, al termine del processo. "Ricorreremo in Cassazione sia sulla questione di costituzionalità sollevata sulla legge Monti-Severino sia sulla pena accessoria", ha spiegato Ghedini. Secondo l'avvocato, infatti, "la legge Severino non e incostituzionale nella sua totalità ma è incostituzionale nella sua interpretazione retroattiva".

 

NIENTE TELECAMERE IN AULA - In apertura d'udienza il procuratore generale Laura Bertole' Viale aveva chiesto che "per ragioni legate alla sicurezza" si escluda la presenza di strumenti televisivi" e sia consentito ai numerosi giornalisti presenti di utilizzare soltanto "taccuino e penna".