Milano, 11 ottobre 2013 - La 'ndrangheta comanda fra le mafie a Milano. Lo dimostrano i numeri di uno studio promosso dalla Camera di commercio del capoluogo lombardo e realizzata dall'università Bocconi. Nel decennio 2000-2010 i soggetti indagati per associazione mafiosa dalla Procura di Milano sono stati 762: nel 2000 gli indagati erano 46, mentre tra il 2010 e il 2012 sono stati 225. Secondo quanto spiegato dal direttore del Credi Bocconi Alberto Alessandri, l'84% dei procedimenti avviati a Milano per 416 bis riguarda l'ndrangheta, seguita con appena il 7% da Cosa Nostra, dalla Sacra corona unita (5%) e dalla camorra (2%).

Fra i presenti, il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e il sostituto procuratore Paolo Storari, e il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Michele Prestipino. Boccassini ha sottolineato che "una visione globale la può avere solo il Tribunale distrettuale ma questi non sono mai stati attivati e questo è un problema serio", aggiungendo che oggi "le indagini sulla criminalità organizzata vengono accorpate dalla Dda ma poi il processo viene polverizzato, costringendoci ad andare a farlo a Pavia, a Como, a Lecco, a Busto Arsizio, il che significa metterlo in mano a giudici di provincia che, con tutto il rispetto, non sanno nulla" di questi temi.

Dei 762 soggetti indagati fra il 2000-2010, 126 sono imprenditori, e lo scopo del 49% delle organizzazioni indagate dalla Procura di Milano era quello di dare vita attraverso il metodo mafioso "ad attività economiche lecite". Sempre secondo quanto spiegato dal professor Alessandri che ha curato la ricerca, i settori di maggiore infiltrazione delle mafie "sono quelli a basso contenuto tecnologico, come l'edilizia, il movimento terra, l'urbanizzazione, lo smatimento di rifiuti nelle discariche abusive e infine le demolizioni".

Per quanto concerne la gestione degli appalti dei servizi pubblici, il 46% gli indagati per 416 bis puntava ad ottenere direttamente l'appalto, il 27% al subappalto e l'8% al noleggio a caldo. Per "lavorare" il 16% degli indagati ha dato vita ad una ditta individuale, il 18% partecipava con una quota societaria e il 32% attraverso una gestione di fatto di un'attività intestata ad altri.

Dalla ricerca della Bocconi, emerge infine che dei 760 indagati, 406 sono stati archiviati e 315 rinviati a giudizio, e fino al primo grado di giudizio le assoluzioni sono state appena 23.