Milano, 4 ottobre 2013 - Anche la Chiesa ambrosiana partecipa con la preghiera al dramma dei migranti periti nel naufragio avvenuto al largo di Lampedusa all’alba del 3 ottobre, la più grande sciagura dell’immigrazione sulle coste italiane.

Lunedì 7 ottobre, alle 17.30, nella chiesa di Santo Stefano a Milano, la Pastorale dei Migranti della Diocesi ha organizzato un incontro di preghiera al quale hanno aderito la Caritas Ambrosiana con le cooperative del Consorzio Farsi Prossimo e la Casa della Carità.

Una partecipazione allo sgomento collettivo. "Si tratta di un lutto per l’Italia - commenta don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -. Secondo la conta dei morti nelle acque del canale di Sicilia, che ormai da diversi anni alcuni siti web stanno tenendo, si tratterebbe ormai di più di 19 mila persone. Ed è facile immaginare che si tratti di un approssimazione per difetto. Sono numeri che ovviamente suscitano le nostre emozioni, anche perché i mass media ci portano direttamente a casa le immagini della tragedia".

Don Davanzo spende una parola anche sul termine “clandestini”: "Certo, sono clandestini nel senso che prima di partire non sono stati registrati presso un ufficio del Consolato italiano nel Paese da cui provengono. Ammesso che un Consolato italiano esista in Paesi che vivono situazioni drammatiche, come la Somalia". Questo rende molto complicata la “regolazione dei flussi” su cui anche l’Europa richiama l’Italia: «Abbiamo a che fare con persone non programmabili. Abbiamo voglia di dire che è necessario controllare i flussi. Ma quando la gente scappa da situazioni che comportano il rischio della vita, è ovvio che salta tutto». La verità è ben più complessa.

A chi punta il dito contro il “buonismo” come responsabile di questa situazione, don Davanzo risponde: "Penso che dopo una strage del genere abbiano diritto di parlare solo quelle realtà che con queste situazioni si sono sporcate le mani. Gli altri, meglio che tacciano". La Diocesi di Milano, attraverso la Caritas Ambrosiana, è impegnata dal 1992 nell’assistenza dei profughi presenti in città. Attualmente gli operatori delle cooperative del Consorzio Farsi Prossimo promosse da Caritas gestiscono in convenzione con il Comune di Milano 6 centri di accoglienza e diversi appartamenti per un totale di 327 posti.