Milano, 4 ottobre 2013 - Nonostante l'anno scolastico sia appena iniziato, gli studenti hanno già organizzato una protesta. Gli anni passano ma la crisi che l’Italia sta affrontando rimane sempre la stessa. Soprattutto le scuole, ogni anno, convivono quotidianamente con disagi, strutture scolastiche non idonee, classi sovraffollate e pochi docenti. Gli studenti continuano così a rivendicare il loro diritto di studio, il loro diritto di avere un futuro in questo Paese, il loro diritto di sognare.

Per questo motivo, stamattina, i ragazzi sono scesi in piazza per manifestare il loro sdegno verso un Paese che non dà fondi alla scuola pubblica e alla ricerca, facendo sì che l’Italia si trasformi in un Paese senza principi culturali e scientifici, anche se il nostro Paese è sempre stata, fino a pochi anni fa, la culla del sapere. Il corteo a Milano è partito alle 9.30 da largo Cairoli. In testa, lo striscione: "Rivendichiamo il nostro futuro". All’altezza di via Manin, una cinquantina di studenti universitari e giovani precari si è staccato dal lungo serpentone e ha occupato simbolicamente la sede dell'Agenzia delle Entrate. Gli altri giovani, tutti delle scuole superiori, ha continuato la parata di protesta scandendo slogan contro il sistema scolastico.

I manifestanti parlano delle disfunzioni , dei costi della scuola pubblica, del caro libri, delle tasse e dell’aumento degli abbonamenti dei mezzi pubblici. Ma anche degli stage formativi non retribuiti, nient'altro che una forma di sfruttamento con cui le imprese ottengono manodopera gratuita; delle prove invalsi, considerate dallo Stato un modo per constatare il sapere “principale” degli alunni, usate in realtà per formare secondo un modello aziendalistico che vede ogni studente non in funzione delle proprie potenzialità intellettuali ma delle possibilità lavorative; delle cattedre scoperte e dei professori precari, vittime dei grandi ritardi dell'Ufficio Scolastico Regionale; dell’ATAF privata che diventerà sempre più cara e meno efficiente e dell'ambiente  scolastico misero come fattore importante per la  formazione.