Milano, 2 ottobre 2013 - Ragazzini soli, minorenni di cui si è persa ogni traccia. È in aumento il numero dei bambini di strada. E l’allarme non viene lanciato dai paesi in via di sviluppo, ma dal cuore dell’Europa.
A spiegare la situazione è Nick Fouché, dell’associazione AGreenment, responsabile di Children rough sleepers, progetto finanziato dal programma comunitario Daphne.

Dottor Fouché, chi sono i children rough sleepers?
«Sono bambini che dormono per strada, che non hanno fissa dimora e che non sono accompagnati dai genitori: un giorno sono in stazione e il giorno dopo trovano un rifugio temporaneo da un adulto che magari li sfrutta in cambio di un posto caldo. Non sappiamo dove sono, dormono nei parchi, nei vagoni della stazione, in case abbandonate. Rientrano in questo gruppo minori stranieri non accompagnati, ragazzini che si allontanano da casa o che scappano dalle strutture».
 

Qual è oggi la situazione del fenomeno in Italia?
«Al 31 dicembre 2012 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia erano 7.575. Di questi 1.754 sono irreperibili, non sono nei centri di accoglienza, potrebbero essere per strada o anche già fuori dal territorio italiano».
 

E in Lombardia?
« Sempre secondo i dati del Ministero del Lavoro e della Politiche sociali, in Lombardia ci sono 850 minori stranieri non accompagnati, di 100 non vi è traccia. Poi, la regione Lombardia rappresenta il 25,9% delle segnalazioni di scomparsa di un minore che sono arrivate ai servizi gestiti dal Telefono Azzurro dal 25 maggio 2009 al 30 aprile 2012».
 

Perché questi bambini scompaiono?
«I motivi sono diversi: stranieri in fuga dal proprio paese per situazioni conflittuali o in cerca di una vita migliore, ragazzi che scappano da casa o da strutture protette, problemi di alcol e droga, problemi di abusi in famiglia. Questi bambini spesso vengono usati dalla criminalità organizzata o sfruttati da cosiddetti ‘predatori adulti’ oppure commettono reati per sopravvivere nelle strade».


Com’è nato il vostro progetto?
«Nel Regno Unito ogni 5 minuti un bambino scappa di casa e dai dati del 2012 risulta che 100.000 ragazzini con meno di 18 anni vivono per strada. Partendo da questi dati allarmanti, l’università di Wolverhampton, con la responsabile del progetto Kate Moss, professoressa di Giustizia criminale, ha deciso di affrontare il problema dei bambini che vivono in strada in tutta Europa».
 

Com’è il quadro che ne è uscito?
«La situazione è davvero molto pesante e ci sono pochissime informazioni. Si è deciso quindi di mappare la situazione in Europa. Il progetto ha ottenuto un finanziamento di circa 1.250.000 euro, vede coinvolti undici partner e si concluderà a dicembre 2014».
 

Quali sono i prossimi obiettivi che vi ponete?
«Anzitutto conoscere e radiografare il più possibiole il problema, con report Stato per Stato, per prevenire; creare vademecum per i governi, le Ong e le istituzioni che si occupano dei ragazzi. Tutte queste realtà devono lavorare in sinergia per trovare soluzioni concrete. (Per informazioni: www.childrenroughsleepers.tk)».