Milano, 1 ottobre 2013 - Regione Lombardia rinnova il patto con gli operatori che si occupano di lavoro ma chiede di più. Stanziati 48 milioni di euro da distribuire fra gli enti accreditati, ma con richieste ben precise. Dopo tre mesi, se non vengono portati risultati, la dote scade. Agenzie interinali e altre realtà dovranno dimostrare di aver procurato almeno un tirocinio o un vero e proprio contratto di lavoro. «In passato — dice l’assessore a Formazione e Lavoro Valentina Aprea — potevamo accontentarci di una buona preparazione, oggi abbiamo bisogno di garantire il lavoro».

Gran folla ieri all’Auditorium di Palazzo Lombardia per la presentazione della Dote Unica Lavoro, un progetto che, spiega la Aprea, intende accompagnare tutti i lombardi in un loro percorso personalizzato, «per tutto l’arco della vita. Formazione, lavoro e ricollocazione se il lavoro si perde». In passato la Regione presentava bandi singoli, ad esempio quello per il corso di inglese per tassisti. Ora è tutto riunito in un bando unico, all’insegna del semplificare per razionalizzare. A ogni persona la ‘Dote’ offre potenziale accesso diretto a servizi qualificati di formazione e lavoro, in qualunque momento della sua vita attiva e, per le imprese che assumeranno i beneficiari di questo strumento, sono previsti incentivi. «La Dote - ha spiegato l’assessore Aprea - è rivolta ai giovani che devono entrare nel mondo del lavoro, ai disoccupati che cercano un nuovo posto, a chi - in attività - vuole aumentare il livello complessivo di competenze, ai lavoratori sospesi per crisi aziendali.

La persona insieme all’operatore avrà l’opportunità di scegliere da un paniere di servizi tutti quelli necessari e funzionali a raggiungere i propri obiettivi occupazionali fino ad un valore finanziario massimo, proporzionato alle sue difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro».
Si attinge a un paniere unico per attivare diversi servizi, parametrati su quattro fattori: sesso, titolo di studio, tempo di inoccupazione ed età. Ogni lombardo accederà quindi alla Dote Unica con un’intensità di aiuto differenziata, sulla base delle sue difficoltà occupazionali.