Milano, 27 settembre 2013 - C’era una volta il rap, quello italiano. Un universo costellato di uomini dove le donne erano semplicemente le fidanzate dei rapper. Al massimo li accompagnavano a qualche dj set e, se particolarmente fortunate, avevano accesso con loro al back stage, ma più che altro si limitavano a esibire al loro cospetto i propri corpi seminudi dietro a malcelate coreografie di danza. (E ci sono ancora. Ma questa è un’altra storia).  Poi, in questo microcosmo, quello italiano, è arrivata Baby K e la storia è leggermente cambiata. Una nuova specie ha fatto irruzione destabilizzando un sistema quasi perfetto: la Femmina Alfa. La morale della favola è che Claudia Nahum (pochi sanno che questo è il suo vero nome) ha sovvertito quell’ordine “uomo and rap, donna not rap”.

Tre Ep di successo (S.o.s, Femmina Alfa e Lezioni di volo) fortunate collaborazioni (con Amir, Bassi Maestro, Guè Pequeno, Max Pezzali e da ultimo, ma solo in ordine cronologico, Marracash) fino ad arrivare al suo primo vero album dal titolo, non a caso, “Una seria”. A produrre il disco un “colosso della musica italiana”: Tiziano Ferro. Lo stesso Tiziano Ferro con cui Baby K ha letteralmente spopolato grazie al brano “Killer”, disco d’oro digitale, primo piazzamento nella classifica ITunes. L'abbiamo incontrata allo store AW LAB di corso Buenos Aires a Milano dove, in occasione del lancio delle scarpe ispirate alla filosofia della Femmina Alfa, ha risposto alle nostre domande.

 

Ci svela l’origine del suo nome?
“Baby K è un nickname, un nomignolo carino che mi hanno affibbiato gli amici tanti anni fa e che col tempo mi sono portata dietro. ‘Baby’ inteso come ‘piccina’ nell'accezione americana del termine, non come ‘cute’. Questo a causa della mia statura, non sono certo una donna giunonica”.

Quali sono i tratti distintivi di una “Femmina Alfa”?
“Senza dubbio la tenacia, l’intraprenzenza e la voglia di essere indipendente. La Femmina Alfa non vuole rinunciare a nulla e per questo non si pone limiti. E' in grado di realizzarsi nel lavoro e nella famiglia. Può essere cantante, impiegata ma al tempo stesso moglie e madre”.

E’ consapevole di aver sdoganato l’hip hop alle donne in Italia?
“Me lo auguro. Sarei molto felice di questo. Su Twitter ricevo moltissimi messaggi di ragazze che mi raccontano di essersi accostate al rap ascoltando le mie canzoni e leggendo i miei testi. La cosa mi lusinga molto ma non posso negare che prima di me, in Italia, ci sia stata una storia del rap al femminile. Ad aprire la strada sono state Posi Argeno e La Pina". 

Bad per colpa del rap? 
“In un certo senso sì. Per fare rap ci vuole attitudine. Bisogna dire le cose forte e chiaro. Le ragazze che fanno questo tipo di musica devono avere un carattere fermo e deciso, non devono avere paura di dire ciò che pensano. Questo spiega perchè nei miei testi spesso uso un il linguaggio un po’ 'audace’. E comunque non sono una cattiva ragazza. Almeno non in tutto”.

Come è nato il sodalizio con Tiziano Ferro? E’ vero che vi siete conosciuti su un volo diretto a Barcellona?
“Sì. E’ vero. In realtà lui ha fatto accenno alla mia musica in un’intervista senza ricordare quell’episodio. Nel 2006 ci trovavamo sullo stesso aereo e io lo interruppi mentre stava scrivendo una canzone. La stessa canzone che poi è finita nel mio album. Una bellissima coincidenza”.

Reduce dal palco del Forum dove si è esibita per il compleanno di Hip Hop Tv…come trova Milano e il suo pubblico?
“Milano è una città fantastica. Ci ho vissuto un anno. Qui c’è la mia etichetta discografica, le radio, gli artisti. La scena rap è molto viva e anche il pubblico è particolarmente recettivo. Milano è una città dinamica, cosmopolita, artisticamente più vicina alle altre metropoli europee. Sembra che a milano debba sempre succedere qualcosa di figo!”

Francesca Nera
francesca.nera@ilgiorno.net