Milano, 26 settembre 2013 - Il Pdl tifa per il lieto fine, mentre la Lega preferisce le separazioni alle nozze. Le fusioni di Comuni in Lombardia vanno verso il referendum del primo dicembre, dopo un tormentato iter in Consiglio regionale che vede comunque il rinvio alla giunta del caso Bigarello-San Giorgio Mantovano. Di questi due paesi si dovrà ancora discutere, anche se si attende una risposta per l’8 ottobre. Per il resto il Popolo della Libertà che sta per ridiventare Forza Italia esulta: «Grande soddisfazione per l’importantissimo risultato raggiunto in aula: 56 comuni e 120mila abitanti sono chiamati a esprimersi sulla fusione dei comuni che avrà come obiettivo la semplificazione della macchina amministrativa, la riduzione dei costi e il miglioramento dei servizi per i cittadini» dicono Stefano Carugo, presidente della commissione Affari Istituzionali, e Giulio Gallera, presidente della commissione speciale Riordino delle Autonomie.

Più cauta la Lega Nord, che come sempre vuole tutelare il territorio. «Va precisato che il nostro voto – dice il capogruppo del Carroccio in Regione Massimiliano Romeo - non è un voto favorevole alla fusione, ma un atto dovuto per consentire alle popolazioni coinvolte di esprimere le proprie intenzioni attraverso un referendum. La posizione della Lega Nord sulle fusioni dei Comuni è chiara: noi vogliamo che venga assolutamente rispettata la volontà popolare. Regione Lombardia non può e non deve assumere decisioni contrarie al risultato dei referendum. Siamo inoltre del parere che debbano essere tutelate le piccole Comunità, in ugual misura rispetto alle Comunità più grandi, in modo da evitare ogni tipo di prevaricazione».

Dopo il via libera libera unanime di ieri raggiunto al Pirellone nel tardo pomeriggio, il primo dicembre ci sarà un election day nei Comuni coinvolti. Anche se per molti non è una prima volta. Dieci anni fa circa nel lecchese, l’un contro l’altro armati, Verderio inferiore e Verderio superiore, forse influenzati dal nome, bocciarono ben due referendum, uno consultivo prima e uno abrogativo poi, decidendo che di queste nozze non ne volevano proprio sapere. Ma i tempi sono cambiati, e la spending review induce a più miti consigli. Se ai referendum i cittadini diranno sì alle fusioni, nasceranno alcune grandi realtà, anche se poi ci sarà da discutere sul nuovo nome. In Valtellina potrebbero trovare un’intesa Grosotto, Mazzo di Valtellina, Tovo di Sant’Agata, Vervio e Lovero, così come Chiavenna, Mese, Gordona, Menarola e Prata Camportaccio; nel comasco Porlezza, con i suoi quasi cinquemila abitanti, potrebbe inglobare Claino con Osteno, Corrido, Valsolda e Val Rezzo. Resiste invece Morterone con i suoi 37 residenti, forse per continuare ad accaparrarsi servizi televisivi di primo piano quando si vota. Contento anche il Pd.

«Ora la parola passa ai cittadini — dice il consigliere Fabio Pizzul —. Il nostro auspicio è che non prevalgano logiche di campanile e di conservazione localistica, ma che invece si tenga conto delle troppe difficoltà in cui versano i piccoli centri, ormai incapaci di garantire i servizi necessari ai propri cittadini».

di Rossella Minotti